CuoioDepur e area di servizio Fipili vertenze regionali

Dal 1 gennaio al 30 settembre sono stati aperti 74 tavoli per altrettante vertenze aziendali dall’Unità di Crisi Lavoro della Regione. Più di 10.600 i lavoratori coinvolti e 6.316 i posti di lavoro a rischio, indotto escluso. Di queste, due sono le vertenze sanminiatesi. La più grave sicuramente è quella legata all’azienda che gestiva l’autogrill lungo la FiPiLi all’altezza di San Miniato, scattata per una serie di vicende che avevano visto il gestore dell’autogrill e della pompa di benzina finire in un contenzioso con il proprietario del terreno su cui sorge la piattaforma, si parlava di una decina di posti di lavoro a rischio. La vertenza, per quanto non ancora chiusa, al momento, dopo varie trattative che hanno coinvolto anche il comune di San Miniato al tavolo regionale sembra essere rientrata e il personale ad oggi è stato riassorbito negli altri autogrill della società.

 

Situazione diversa e per certi versi più complessa o quanto meno poco chiara quella di Cuoiodepur. Le prime avvisaglie di tensioni tra la parte datoriale e i lavoratori, come spiega lo stesso presidente di Cuoiodepur a denti stretti, “Si ebbero nel 2015 perché l’azienda doveva sistemare alcuni stipendi”. In realtà l’azienda volle ricontrattare i compensi di alcuni lavoratori ritenendoli spropositati, andando ad agire sulla parte del contratto integrativo e dei premi produzione lasciando invariato il salario riconosciuto dal contratto nazionale di lavoro. Da lì ne nacque una vertenza che però trovò un armistizio con la stipula di un accordo sindacale siglato in regione per la durata di tre anni. La cosa poi era rimasta sotto la cenere fino ad oggi, quando la stessa Regione ha parlato nel report dei tavoli di crisi di Cuoiodepur. Ma per il presidente Matteoli si tratterebbe di “vicende superate”. Una spiegazione stringata del presidente che forse trova spiegazione in un’altra vicenda in parte confermata dai sindacalisti del settore conciario, che oggi 17 ottobre erano tutti impegnati nel congresso della Cgil e non avevano tempo di spiegare cosa è accaduto a Cuoiodepur e perché la Regione parli di un tavolo di crisi che riguarda una della principali aziende del distretto. Loris Mainardi, raggiunto telefonicamente infatti si è limitato a rispondere “E’ risolto con gli extra flussi”. In pratica quindi quello che si può ipotizzare dalle poche parole emerse dalle due parti che evidentemente nonostante il tavolo regionale di crisi si sono confrontate in altre sedi, magari anche trovando un accordo vantaggioso per entrambe le parti, se pur fuori dai contesti canonici, è che le 3 unità che dopo il 2015 erano tornate ad essere esuberi per Cuoiodepur a causa dal fatto che la Regione aveva limitato le tipologie di rifiuti che potevano essere trattate nell’impianto di Ponte a Egola e che adesso, dopo l’ordinanza regionale arrivata ieri che riautorizza Cuoiodepur a trattare alcuni liquami tra cui quelli civili a seguito della chiusura degli impianti lombardi, nell’ambito degli extra flussi (Crisi autospurghisti, liquami in arrivo anche a Cuoiodepur), i livelli di produttività torneranno a rialzarsi e quindi gli esuberi, se così li vogliamo chiamare, non sarebbero più tali. Il grosso delle vertenze, si legge nel rapporto della Regione, si riferisce come già nel passato trimestre all’industria (83%), mentre riguarda commercio, trasporto e magazzinaggio il 7% delle crisi affrontate. L’edilizia incide per un 5%, l’informazione e comunicazione per un 3%, le altre attività dei servizi il 2%. Nel 18% dei casi si tratta di aziende oltre i 250 addetti diretti presenti nelle unità produttive toscane, nel 27% fra i 51 e i 250 addetti, nel 43% fra 16 e 50 e nel 12% dei casi sotto i 15. Nel 57% dei casi le aziende coinvolte sono gruppi o aziende con stabilimenti anche fuori regione, mentre il 43% dei tavoli riguarda aziende con stabilimenti solo in Toscana, non appartenenti a gruppi nazionali o internazionali. In 14 casi, al tavolo regionale è stato necessario affiancare un tavolo nazionale, aperto al ministero dello Sviluppo Economico, che la Regione ha seguito, nei momenti più caldi delle crisi, con lo stesso presidente Rossi e sempre e comunque con l’Unità di crisi guidata dal consigliere per il lavoro Gianfranco Simoncini. 

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