Orentano festeggia Vito, da 100 anni è il Re della Pizza foto

In principio fu la locanda. Poi arrivò la pizza e solo dopo il bigné. Tanto che, la scorsa estate, il Dolcione di Orentano ha festeggiato i 50 anni, ricordando anche i 100 di Vito traguardo che Il Re della pizza ha celebrato ieri 10 dicembre (Bignè su due ruote, compleanno in Vespa per dolcione e pizza). Un secolo di attività nella frazione a Orentano – iniziato nel 1918 – sempre con la stessa ditta “Alessandra Buoncristiani” e nella stessa famiglia: Sandrina era la madre di Vito Andreotti e a guidare oggi la brigata è la nuora Gina Carmignani, Ginetta come la chiama chiunque dopo 5 minuti oltre quella porta.

Un’attività di famiglia, questa, che racconta la storia di una frazione e anche dell’intero Paese, passato per lo spopolamento e la rotta degli orentanesi verso Roma degli anni ’30 e sopravvissuto alla Guerra, all’alluvione, alla concorrenza e alle mille variazioni di usi e costumi di una terra di confine. “Vito per me è un ricordo di quando ero bambino – ha detto il presidente del consiglio regionale Eugenio Giani -. Venivo qui con il mio nonno a portare l’olio e di Vito ho sempre sentito parlare. Per questo sono felice di salutarvi stasera”. “Ero ragazzino – racconta il consigliere del Pd Andrea Pieroni – e si partiva da Montopoli per venire a mangiare la pizza. Allora si usava dopo cena, si veniva anche verso le 23”. Da locanda a pizzeria e ristorante (negli anni ’60), come accaduto a ogni famiglia, quella di Vito è cresciuta e cambiata insieme ai tempi, restando uguale in ciò che conta: l’accoglienza, il gusto di stare insieme, il sapore della cucina di una volta. E come ogni famiglia ha condiviso la storia della frazione e ora è la storia della frazione. Non che prima non lo fosse, ma quando festeggi 100 anni, in qualche modo, ti fermi a pensare e a farci caso. A fare festa, ieri sera, c’era tutta la famiglia, compresa quella più allargata, fatta dai “lavoranti” che sono passati per quei tavoli e quella cucina, mescolati con i clienti storici. Facce di un tempo che si rivedono in quelle di ora, bambini sporchi di farina che ora guardano i nipoti sono la foto che non si vede di una memoria bella da morire.
Giovanni ha 81 anni. Ne aveva poco più di 20 quando arrivò dall’Irpinia con una donna che non era ancora la moglie ed era incinta. Ha le lacrime agli occhi quando parla di Vito. “Trova la terra mi disse – ci racconta -. Qualcuno la casa ce la costruirà sopra. Abitavamo in due stanze e quella casa, con sudore e fatica, l’abbiamo costruita”. Aveva fatto il muratore in Svizzera e lo faceva anche qui in Toscana ma quando arrivi da lontano e sei solo è difficile farti bastare la paga. “Sono stato qui dentro per 20 anni. Non è stato un padre ma qualcosa che ci somiglia. Ha visto crescere i miei figli e io la sua famiglia, che un po’ è anche la mia”. Un omaggio al Re della pizza lo ha voluto fare anche il sindaco di Castelfranco di Sotto Gabriele Toti: una targa ricordo con un pizzaiolo, per aver inventato a Orentano qualcosa che all’epoca era ancora raro anche altrove. E per aver “istituzionalizzato” quel legame con la pizza che è nel Dna di Orentano. Presenti alla serata anche il parroco don Sergio Occhipinti, Enrico Casini ex presidente della Camera di Commercio di Pisa, i medici delle frazioni, il Console della sezione di Pisa dei Maestri del Lavoro, i rappresentanti dell’Associazione Maitre Italiani Ristoranti ed Alberghi e tanti dipendenti storici della pizzeria come il maestro del Lavoro Guido Buoncristiani, Daniele Chiaravallo e presidenti e vice di molte associazioni locali, a ricordare che la storia non si fa da soli, ma che senza quei singoli non c’è storia.
“Ai prossimi 100 anni” è stato l’augurio del brindisi, con nel piatto la torta a tema. E negli occhi e nel cuore le difficoltà e le rinunce di un lavoro fatto con costanza, ma il calore dell’abbraccio arrivato da tutta la Toscana.

Elisa Venturi

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