Montopoli revoca la cittadinanza onoraria a Mussolini

di Giuseppe Zagaria
La cittadinanza onoraria a Benito Mussolini fu votata nel consiglio comunale di Montopoli in Valdarno del 18 maggio 1924. Ieri, martedì 9 aprile, i consiglieri hanno votato per la revoca. “Un mero atto politico” lo ha definito Samuele Fiorentini, assessore e consigliere.

“Il senso di questo atto, che è puramente un atto politico – ha detto Fiorentini – è quello di dare un segno, di portare la nostra testimonianza di avversità al culto della persona e alla personalizzazione del potere. Questi segnali servono per far si che non si ripeta”. Fiorentini ha ragione quando dice che pur essendo un mero atto politico ha un suo significato. Di fatto, le politiche simboliche spesso sono quelle che impattano maggiormente sul comune sentire e poi, indirettamente possono anche produrre degli effetti pratici. L’ordine del giorno è stato votato con un emendamento: quello per cui l’amministrazione con le associazioni del territorio si impegna ad organizzare un’iniziativa pubblica per approfondire il periodo storico in cui fu concessa la cittadinanza onoraria. Per quanto possa impattare una tal decisione, però, bisogna fare i conti con l’effettiva applicabilità e con le interpretazioni delle norme. “L’articolo 65 dello statuto comunale – è intervenuto Giacomo Gronchi, consigliere di Progetto insieme – prevede la cittadinanza onoraria in vita. Altri comuni invece la prevedono sia in vita che in morte. Andando a logica, se Mussolini è morto, vuol dire che la cittadinanza è già decaduta. Per questo secondo me l’ordine del giorno è già superato. Poi, – continua Grochi – o ci si crede nelle cose che si fanno oppure non si strumentalizzano. Potevate intervenire prima, non dopo 70 anni di governi di sinistra”. A sostegno della tesi di Gronchi è intervenuta anche la consigliera Maria Vanni: “Questo è un atto politico non formalizzato che non è proprio possibile dal punto di vista burocratico. La determina del decadimento della cittadinanza a chi si consegna? Al morto? Chiedo una interpretazione dello statuto da parte del segretario”. Così, il sostituto del segretario comunale Fulvio Spatarella ha preso la parola e ha dato una interpretazione del regolamento: “La cittadinanza viene data per meriti a persone in vita, ma questo non vuol dire che dopo la morte la cittadinanza decada – ha detto Spatarella – perché i meriti rimangono anche dopo la morte. Altrimenti, vorrebbe dire che a ogni cittadino onorario del vostro comune dopo la morte gli levate la cittadinanza. Il comune può comunque revocare l’atto con cui era stata concessa la cittadinanza”. Il voto – e approvazione – di Montopoli arriva a poche ore di distanza da quello della città di Salò, che invece ha deciso di mantenere l’onoreficenza e questo ci permette di percepire quanto le vicende storiche influenzino le scelte dell’oggi. Salò e Montopoli, simili per il numero di abitanti ma profondamente diversi se si guarda alla tradizione politica. La contrapposizione, anche meramente geografica, tra la subcultura rossa a trazione comunista e quella bianca ad appannaggio della destra ormai ampiamente superata produce in realtà ancora oggi degli spunti di analisi. In merito alla stessa votazione, da una parte è stata rigettata “perché siamo in campagna elettorale, ci penserà la prossima amministrazione”, dall’altra invece, si corre al riparo dello scudo ideologico e si sfrutta la campagna elettorale come amplificatore. Si aspetta il momento propizio per massimizzare la risonanza dimenticandoci che i fatti storici, per tutelare la neutralità stessa della storia, andrebbero osservati con distacco apolitico come vugliono le migliori tradizioni storiche.

 

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