Gilet arancioni in piazza, il movimento arriva sul Cuoio e in provincia di Pisa

Rappresentanti del movimento saranno nelle liste per le regionali di settembre. In previsione un grande evento in autunno

C’è un nuovo interlocutore sul comprensorio del Cuoio e in tutta la provincia di Pisa. O meglio, ci sarà: perché quest’estate sarà frenetica per gli attivisti del movimento dei Gilet arancioni che stanno creando il coordinamento provinciale di Pisa.

“Partiremo dalla prossima settimana – anticipa Laura Bulla, la segretaria provinciale del movimento di piazza -. Partiremo con gazebo, volantinaggio, campagne d’informazione e di comunicazione a Pisa, Pontedera, San Miniato, Montopoli”. Uno sforzo da compiere, anche nei mesi estivi, per il “radicamento sul territorio” che è ancor più importante laddove, secondo Bulla, “i media mainstream non parlano dei Gilet arancioni o ne parlano in maniera faziosa”.

Un movimento che “non partecipa ai salotti della televisione”, ma che cerca di farsi strada tra un universo di gruppi di protesta che, con maggiore o minore rilevanza mediatica, stanno popolando le piazze delle grandi e medie città. Quello dei Gilet arancioni forse è uno dei movimenti che ha fatto più clamore, dopo che, alla guida dell’ex generale Antonio Pappalardo, si è riversato in moltissime piazze italiane il 30 e 31 maggio “per un totale di 50mila manifestanti in tutta Italia”, racconta Bulla. Il polverone mediatico che ne è derivato è partito dal fatto che nessuno portasse la mascherina, ma questo, secondo i manifestanti “è solo un pretesto per non prendere in seria considerazione le proposte degli Arancioni”.

Sperano di trovare terreno fertile in provincia di Pisa, terra che hanno scelto per il radicamento e che, se la campagna di iscrizioni andrà bene, ospiterà nei mesi autunnali un grande evento di piazza. Dobbiamo aspettarci un mega assembramento senza mascherina? “Non è questo il tema – ha detto Laura Bulla -. Se ci criticheranno perché ci saranno assembramenti o perché noi non portiamo la mascherina vuol dire che non sanno dove attaccarsi. Nessuno di noi porta la mascherina, anche perché noi dobbiamo dare l’esempio. Io non l’ho mai portata eppure mi hanno fermato due volte ma non mi hanno mai fatto niente. Questo perché all’esterno non è obbligatoria e perché io ci tengo alla mia salute e non voglio respirare anidride carbonica. Oltre al fatto che epidemiologi, virologi, ricercatori del calibro di Tarro, Montagnier e altri ancora dicono che il virus non circola più: allora perché dovrei ascoltare Burioni?”.

Sul fronte politico, il primo appuntamento a cui si presenteranno sono le regionali di settembre. Non ci sarà un candidato presidente dei Gilet Arancioni, ma ci saranno dei candidati nelle liste per entrare in consiglio regionale. “Ci affiancheremo a una lista civica – ha detto Bulla -, mai a un partito. Esprimeremo i nostri candidati dentro alla lista che sosterrà il candidato del gruppo misto che è già in consiglio regionale”. Ma i Gilet arancioni hanno intenzione di restare: ancora è presto per definire le mosse, ma con molta probabilità saranno presenti anche alle amministrative di Cascina.

Il movimento ha trovato una sua organizzazione più strutturata dopo il primo congresso nazione di fine giugno, “dove – racconta Bulla – c’era anche il presidente dei gilet gialli francesi”. Il risultato è stato una sorta di gemellaggio, ma mantenendo le differenze reciproche ben chiare. Sul piano interno, invece, l’obiettivo del congresso era quello di creare la Federazione della libertà dei movimenti spontanei popolari. Per questo “erano stati invitati il Movimento 3 V, R2020 e personaggi come Sara Cunial, Vittorio Sgarbi, Montanari, Tarro. Di 20 movimenti che erano stati invitati se ne sono presentati cinque con cui abbiamo firmato la federazione”.

Il coordinamento di Pisa, oltre che a schierarsi di volta in volta nei principali appuntamenti politici territoriali e regionali, farà da megafono nel contesto locale di quello che il programma nazionale del Movimento. In breve, si articola in quattro punti: un taglio dei parlamentari in modo tale che “non siano più di 200 tra Camera e Senato”, far cadere questo “governo abusivo perché non eletto dal popolo” (nel sistema della Repubblica italiana, il popolo elegge il Parlamento mentre il presidente del Consiglio dei ministri è nominato dal presidente della Repubblica dopo una serie di consultazioni parlamentari. Il capo del governo indica i ministri, ma anche loro sono di nomina presidenziale), promuovere una riforma del sistema elettorale e, infine, la ricetta economica dettata anche dalle difficoltà che le imprese stanno vivendo in questo momento. “Stampare – ha detto Bulla – 700 miliardi di lira italica, una moneta da affiancare all’euro. La Bce consente di affiancare una moneta nazionale all’euro. La lira italica sarà equiparabile all’euro, quindi una lira vale un euro e ogni impresa in difficoltà riceverà 20mila lire italiche”.

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