Il fischio come forma d’arte, la storia di Filomena – Video foto

Non ci sono cose da maschio o da femmina e non ci sono cose che non si possono fare. Tutto, però, deve essere fatto con passione, impegno e preparazione. Se dovesse esserci una morale, sarebbe questa. E se, poi, vogliamo prenderla con più leggerezza, allora possiamo farci su una fischiatina. Perché, come dice Filomena Torelli, tutti possono fischiare. Anche se non tutti possono essere artisti del fischio. Lei, che vive a Ponte a Egola, ha un lavoro e due figli piccolissimi, fischietta da quando è bambina, fa musica fischiando da almeno 7 anni ma da qualche mese ha deciso che fischiare può anche essere un lavoro. Tanto che a dicembre ha già in programma un concerto con la filarmonica Volere e Potere di Pontedera. Non il primo, visto che era entrata nel loro programma di propedeutica come modello d’ispirazione e sprono allo studio di opere come Il flauto magico di Mozart. Una propedeutica alla musica, in pratica, che vive di respirazione, ritmo, consapevolezza e padronanza del proprio corpo.

Il fischio è una forma d’arte, è la sua disciplina, per la quale si può avere una propensione che si può usare a livello amatoriale, ma che se studiata e approfondita può essere davvero una modalità espressiva, una forma d’arte, appunto. In pratica è come strimpellare la chitarra in spiaggia con gli amici o esibisirsi in una sala concerti. “E’ come suonare uno strumento – sostiene Filomena -. D’altra parte, anche Morricone ha scritto canzoni per il fischio. Solo che lo strumento è sempre con noi, non ha costi ed è sempre pronto all’uso. E’ bella la sensazione di libertà che questo strumento porta con sé”. Filomena ha fischiato in programmi Rai ed ha anche partecipato a Italian’s Got Talent “Ma poi la registrazione negli studi di Milano non mi è stata possibile, perché avevo un bimbo di 6 mesi che allattavo. Però è stata la prova che quello che facevo piaceva e poteva funzionare”. Suona il flauto traverso. O, meglio, lo ha suonato, poi non ha avuto più molto tempo. A fischiare, invece, ha iniziato da piccina, quando tutti le dicevano che le femmine, queste cose non le fanno. “Ma a me piaceva – dice – e io ho continuato a fischiare. Poi ho capito che potevo approcciarmi a quella cosa che mi piaceva in maniera diversa. Ho letto, approfondito e capito che esistono persone nel mondo che hanno una tecnica per riprodurre strumenti e trilli. Ho scoperto tante storie affascinanti, come quella della di Alice Show, che tra Ottocento e Novecento girò il mondo da solista del fischio, da dietro le quinte all’inizio, poiché non era cosa da donna fiaschiare e ispirò il movimento delle suffragette”. Per poi scoprire, per esempio, che i whistler, i fischiatori di tutto il mondo si riuniscono periodicamente in convenction ed eventi. (continua a leggere dopo il video)

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“Ho iniziato a studiare brani, provando generi musicali diversi per capire quale fosse il più adatto al mio timbro. Adesso so che mi riescono meglio i classici, perché il mio timbro è simile a quello dell’ottavino. Ho fatto tanti video per riguardarmi, capire e migliorare. Ho deciso di lasciarli on line, anche se magari adesso un pezzo mi viene molto meglio di quando ho fatto la registrazione perché mi piace vedere i miei progressi, ma anche perché mi piace l’idea che la gente sappia che migliorare è possibile e che non ci si improvvisa in niente, nemmeno in una cosa in un certo senso naturale e possibile a tutti quale è il fischio”. La sua storia con la Filarmonica di Pontedera continua, ma Filomena ha anche iniziato il suo percorso da solista, diventato di coppia, grazie alla collaborazione di una pianista che l’accompagna, Nana Bortsvadze. “Quando diventi concertista – spiega Filomena – è difficile fare ‘il secondo’ a qualcuno, in un certo senso. Sono capitate occasioni, ma finora non avevo trovato qualcuno che credesse nel progetto tanto da sposarlo. Nana è fantastica: è una persona meravigliosa e anche una strepitosa musicista. E’ quella giusta per me: credo che sia così, con semplicità e al momento giusto, che le cose debbano succedere”. Una collaborazione che è preludio a tanti progetti, anche se al momento l’unica cosa fissata è il concerto di Natale a Pontedera.

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“La Filarmonica è bellissima: ci sono tanti strumenti, puoi lavorare con persone di ogni età, c’è un costante confronto con gli altri. L’unico limite è che serve tanto spazio. Essere accompagnata soltanto da un pianoforte, invece, mi permette di esibirmi in spazi ristretti, persino in una libreria o a una mostra. O in un locale o, perché no, a un evento di moda”. Una strada poco battuta, quella scelta da Filomena, che per questo la diverte: “Mi piace come stimolo, nell’idea che si può fare tutto, questo compreso. E anche perché è un messaggio positivo”. Che deve essere la passione a muovere il mondo e che il fischio è anche terapia, che libera e aiuta a esprimersi. Ad avere più padronanza di se stessi e del proprio corpo. Un concerto dura un’oretta, in genere. “Ma io fischio tutto il giorno. Tra il pubblico, a volte, vedo gente un po’ scettica, ma che dopo poco si rilassa, come stesse ascoltando un altro qualsiasi strumento. Un metodo c’è e io sto provando a metterlo nero su bianco”. Non usa particolari spartiti, ma Filomena ascolta e riproduce: “Capisco i tempi e provo a inserirmi: per fischiettare una canzone ci metto poco ma preparare un concerto è diverso: con la filarmonica, per esempio, mi serve tutto lo spartito che devo studiare per poi metterci il fischio. Mi sto preparando con una musicista di ottavino”. 

Elisa Venturi

 

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