Eccellenza, ripartenza ‘appesa’ alla Pec delle società: Fucecchio dice no

Le perplessità del direttore sportivo del Fucecchio, Paolo Banchi, su costi dei tamponi e protocolli. E la decisione del presidente Lazzeri

Tutta l’Eccellenza in video conferenza con il presidente Paolo Mangini per conoscere il proprio futuro. Per il Fucecchio la riunione è stata seguita dal direttore sportivo Paolo Banchi.

Ci può dire quali sono gli orientamenti?
“Non ci sono tanti margini per poter decidere. Entro stamattina alle 10 le società dovranno dire se sono disposte a dare l’adesione a riprendere il campionato tramite Pec”.

E chi decide di non prendere parte al campionato a quali sanzioni va incontro?
“A nessuna. Il prossimo anno giocherà ancora in Eccellenza visto che non ci saranno retrocessioni”.

Perché siete costretti a dare una risposta immediata?
“Perché mercoledì 10 marzo il Consiglio Federale dovrà ratificare le decisioni. Aspettano di conoscere gli orientamenti regione per regione”.

Prendere o lasciare?
“È una situazione quasi surreale, c’è pochissimo tempo per riflettere”.

In base alle adesioni potrebbero cambiare i gironi?
“Sicuramente il format potrebbe essere diverso. C’è il problema del protocollo. Non si sa se le società verranno sottoposte al tampone veloce e quale sia il suo costo. Ogni regioni si deve attrezzare autonomamente. La serie D si appoggia alla Fedelab e ufficiosamente sembra che anche l’Eccellenza possa essere seguita da questo istituto. La convenzione con la serie D è di 9,50 euro a tampone ma per l’Eccellenza non è detto che sia così. Altri istituti chiedono 25 euro ai quali bisogna aggiungere l’Iva. In questo caso il costo salirebbe a 1000 euro contro i 300 con Federlab a partita. E come può fare una società se è costretta a farsi carico di queste spese se non ci sono rimborsi da parte della Federazione. Se poi ci sono tre contagiati vengono applicate le stesse regole della Serie D, ovvero la gara viene rinviata. Sono tutte domande alle quale non è stata data risposta”.

Nessuno retrocede. È stato dato un termine di ripartenza?
“È stato solo specificato che in qualsiasi maniera la stagione deve terminare entro il 30 giugno che si arrivi a stabilire chi sale in serie D o attraverso la vittoria del campionato oppure attraverso la disputa dei playoff. In questo modo c’è da mettere in preventivo anche diversi turni infrasettimanali. Sembra che i posti a disposizione siano due. Ma è un salto nel buio. Ma tutto dipenderà anche dalle indicazioni che arrivano dalle altre regioni. Per esempio Umbria e Friuli Venezia Giulia hanno deciso di non ripartire e in Emilia Romagna su 46 squadre sono 10 anno dato la disponibilità a continuare a giocare”.

In Toscana prima che vengano scoperte le carte quali sono le proiezioni.
“Aspettiamo l’esito delle Pec. Sembra che due-terzi di squadre vogliano ripartire”.

In quale giorno verrà fatto il giro dei tamponi?
“Il giovedì o il venerdì, si parla di 72 ore prima della partita, un infermiere autorizzato dall’Azienda sanitaria locale si presenta al campo sportivo e effettua i controlli. Poi si verrà a conoscenza della tracciabilità. Se ci dovessero essere tre positivi la gara verrebbe rinviata, ma dovremo anche mettere in conto il fatto che l’Asl locale possa mettere tutti in quarantena fiduciaria per evitare ulteriori contagi”.

Come si pronuncia il Fucecchio, riparte o chiude qui la stagione?
“Noi abbiamo più di una perplessità. Se devo ragionare con il cuore basandomi sull’aspetto sportivo, sarebbe giusto ripartire per tutelare il patrimonio tecnico, ogni giorno di stop è un problema in più in caso di nuova ripartenza. Se devo ragionare con la testa dico che i casi soprattutto nel comprensorio stanno aumentando e bisogna tener conto del momento. Poi l’ultima parola spetta al nostro presidente Luca Lazzeri”. Ragione e sentimento a volte non vanno di pari passi, ma con la pandemia devono trovare un punto di unione.

In mattinata

è arrivata la decisione: “Ac Fucecchio – conferma il presidente Lazzeri – comunica che a malincuore sceglie di non ripartire. Non ripartire perché la situazione nel nostro territorio non è affatto sicura e nel nostro piccolo non vogliamo essere complici di un ulteriore peggioramento, con casi sempre più in crescita. Salute, famiglia, studio e lavoro adesso meritano la priorità.

Non ripartire perché un campionato di 10 partite con solo girone di andata e senza retrocessioni perde ogni logica sportiva competitiva. Non ripartire perché a porte chiuse il nostro calcio non ha alcun senso. Con la speranza di ritrovarci sul prato e sulle tribune del Filippo Corsini fra pochi mesi, più forti di prima, siamo certi di aver preso la decisione più giusta e coerente”.

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