Alberto Dani e il problema della verità storica

Di Valerio Vallini

Nazifascismo, suona bene, riempie la bocca. Serve a coprire tutte le nefandezze avvenute durante la guerra e la Resistenza. Nel caso di Agostino Dani di Santa Croce e di Remo Bertoncini è decisamente stonato come suonano stonate e false altre affermazioni soprattutto su Agostino Dani.

I due giovani furono processati come renitenti alla leva da un tribunale della Repubblica di Salò quindi tutta farina italiana. Pessima farina italiana. Per quanto riguarda il Dani va detto che il giovane era stato combattente, poco dopo l’8 settembre del 1943, in un reparto del Regio Esercito Italiano e in uno scontro sull’Appennino con una pattuglia tedesca rimase ferito ad una mano. Fu preso da fascisti “repubblichini” in un casolare a Montalto che era l’abitazione di un mezzadro della famiglia. Si parlava, a Ponte a Egola, di una spiata da parte di un noto fascista pontaegolese, come di un favore in cambio della salvezza di un familiare. Illazioni? Fantasie? Queste ultime sono tutte da verificare, ma la fucilazione del giovane Dani insieme a Remo Bertoncini di Castelfranco, fu opera tutta italiana.

Sostieni l’informazione gratuita con una donazione

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di Cuoio in diretta, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.