San Miniato, 22 luglio 1944: la Battaglia di Calenzano foto

di Valerio Vallini

Non avrebbe senso parlare della ‘Battaglia di Calenzano’ nel comune di San Miniato, senza accennare al contesto storico in cui si svolse nel quadro della lotta al nazifascismo dal 1943 al 1944. Quindi ai fini della narrazione di quell’avvenimento proponiamo una visione d’insieme anche se necessariamente sintetica. Chi fosse interessato ad approfondire rimandiamo al mio saggio Politica e Società negli anni delle lotte di classi e della liberazione (1900-1945) pubblicato in Quaderni dell’Istituto Storico Lucchese sezione Valdarno, 2011. v.v.

 

Dopo la liberazione di Mussolini ad opera dei tedeschi (12 settembre 1943), alla fondazione del Partito Fascista Repubblicano seguì la costituzione della Repubblica Sociale Italiana (23-28 settembre 1943), alla quale nel nostro Valdarno furono pochi a crederci. “Tuttavia nel capoluogo del comune fu ricostituito il Fascio Repubblicano e il Prof. Novi ne era il responsabile politico”.
Sulla riva sinistra dell’Arno la resistenza all’occupazione nazi-fascista, si innestò, come in molte altre parti della Toscana, sul tronco inestirpato dell’antifascismo, che affondava nei fuochi e nel sangue del “Biennio rosso” (1920-21) e sul timore della deportazione di uomini verso la linea gotica o la Germania.
Furono pochi quelli che non si fecero intimidire. Fra questi, la famiglia di Turini Angelo di Stibbio, la famiglia di Gori Giuseppe di Cigoli, la famiglia Biondi di Ponte a Egola: Biondi Guido, Biondi Gino e Venturino che erano antifascisti fino dalla guerra di Spagna.
Riguardo ai Gruppi clandestini e ai Gruppi Armati Patriottici che si formarono rapidamente fra la fine del 1943 e i primi mesi del 1944, si ricorda che gruppi clandestini di antifascisti esistevano, a Cigoli fin dal mese di settembre del 1943.

 

Il primo Gruppo Armato Patriottico di Mori Fioravante

Il comunista Fioravante Mori, originario di Montelupo Fiorentino (1893-1960), guardia carceraria per necessità, e cercatore di cose antiche per vocazione, come lo definì Dilvo Lotti, fu a capo della prima formazione patriottica del sanminiatese. Fioravante, che intratteneva rapporti col C.L.N. di Pisa e coi comunisti di Empoli, durante il mese di febbraio 1944 riuscì a raccogliere un nucleo di giovani sanminiatesi (per lo più appartenenti alla classe del 1924, sottoposti alla leva militare), decisi a combattere per la libertà. La squadra si trasferì in località Porcareccia (Trentina) di proprietà Fattoria Collegalli. Ebbe così origine la formazione, costituitasi ufficialmente il 27 marzo 1944. La formazione fu divisa in 5 squadre e Alessio Alessi divenne vicecomandante. Il gruppo era male armato e si limitava a compiere atti di sabotaggio e a svolgere propaganda per la renitenza alla leva.

Il secondo Gruppo Armato Patriottico “Corrado Pannocchia”

Scrive Loris Sliepizza: “A Ponte a Egola (S. Miniato) è stato costituito e comincia ad agire il giorno 5 giugno 1944, un gruppo di partigiani formato da elementi antifascisti e da elementi ricercati dalla polizia fascista perché renitenti alla leva. L’estrazione sociale degli antifascisti di quegli anni, a Ponte a Egola, Cigoli e Stibbio, era artigiana e operaia: conciapelli e calzolai, rari i mezzadri e braccianti. ” […]
Il Gruppo di Ponte a Egola e Stibbio prima dell’avvento di Loris era organizzato da Corrado Pannocchia. Fra i componenti si segnalano: Biondi Giuseppe, Matteucci Camillo, Renato Scarselli, Monti Giuseppe, Rossi Alfonso, Salvadori Concilio. Dopo la morte di Pannocchia: colpito da schegge di srapnel tedesca nei locali della cooperativa di Stibbio, la formazione si chiamò Brigata “Corrado Pannocchia”. La morte che risale al 9 agosto del 1944, pare sia sopravvenuta il giorno medesimo nonostante il ricovero all’ospedale da campo americano di Montefoscoli.
“Per dare al gruppo riconoscimento – scrive Sliepitza – e consistenza organica si era preso contatto con elementi del Comitato di Liberazione di S. Croce sull’Arno ed Empoli, comitati già in collegamento con quello di Firenze. A noi hanno fatto capo le frazioni di Cigoli, S. Romano, La Rotta, Montefoscoli, Montecastello, Palaia, Stibbio.” […] “La zona di impiego della brigata con tutti i gruppi collegati si estendeva dalla località di Ponte a Elsa, costeggiava l’Arno fino ai pressi di Pontedera, abbracciando La Serra, Bucciano, San Romano, Le Capanne, La Rotta, Montecastello, Montefoscoli e San Gervasio.”1
Furono importanti le azioni di sabotaggio contro i tedeschi tagliando i fili telefonici, interrompendo le comunicazioni e gettando migliaia di ramponi di lamiera di ferro acuminati a forma di uncino che ostacolavano, a volte fermavano i passaggi delle autocolonne tedesche sulle strade rotabili della nostra zona. “I partigiani Biondi Giuseppe e Pannocchia Corrado, insieme al capitano comandante (Loris ndr), hanno portato per 15 giorni, informazioni precise all’88° Divisione e alla 91° e al II Corpo d’Armata: punti precisi delle postazioni di artiglieria: batterie a 6 canne; punti di passaggio dell’Arno. Hanno guidato le pattuglie americane nella loro avanzata.”

Il terzo Gruppo Armato Maggiore Torquato Salvadori.

“La formazione del maggiore Salvadori: V Brigata , 2° gruppo di Firenze, comandata dal maggiore Torquato Salvadori, di La Scala, proveniente dall’esercito e di orientamento moderato e monarchico, operava nella zona di Calenzano. Le azioni del Gruppo Salvadori urono quantitativamente modeste ma militarmente efficienti. Ricordiamo due episodi significativi.
I giorni 4-5 luglio i partigiani di Salvadori, impegnarono un aspro combattimento in Gargozzi con i tedeschi: ci fu un conflitto fra una camionetta postale che transitava presso il convento dei Cappuccini e i partigiani della brigata nel quale caddero due tedeschi. Dal 23 al 25 luglio la “Battaglia di Calenzano” dove avamposti e pattuglie americane guidate da partigiani del Salvatori Torquato, giunsero a Calenzano nel pomeriggio del 22 luglio, fatte segno a fuoco di mitragliatrici e moschetterie. I tedeschi si ritirarono, lasciando molti prigionieri, oltre Ponte a Elsa. Questa fu probabilmente la maggiore azione di combattimento partigiano avvenuta nel sanminiatese. Il fatto che questa attività combattente non sia stata molto divulgata fa pensare ad un oscuramento per le tendenze monarchiche del suo comandante. Ma questa è politica. Cattiva politica.

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