Si è chiusa, quindi, l’avventura di Raffaele Palladino sulla panchina della Fiorentina. Dopo le dimissioni presentate mercoledì, ci sono voluti un paio di giorni per completare gli aspetti legali della separazione, resa più complessa dai due anni di contratto ancora in essere tra il tecnico campano e il club viola.

Un comunicato essenziale che sancisce la fine di un’esperienza breve ma intensa, iniziata con grandi speranze e conclusa in modo inaspettato.

Palladino lascia dopo 53 partite ufficiali: 38 in Serie A (con un bilancio di 19 vittorie, 8 pareggi e 11 sconfitte), 14 in Conference League – comprese le due gare di playoff contro il Puskás Akadémia – con 7 successi, 4 pari e 3 ko, e una sola apparizione in Coppa Italia, terminata con l’eliminazione ai rigori contro l’Empoli.

Un epilogo inatteso, soprattutto per un progetto tecnico che sembrava destinato a durare almeno nel medio periodo. Invece, dopo solo una stagione, si volta pagina.

Ora si apre la corsa alla panchina viola: in pole ci sono Stefano Pioli, attualmente sotto contratto con l’Al-Nassr fino al 2026 con un ingaggio da 12 milioni netti a stagione e nel mirino anche dell’Atalanta, e Marco Baroni, impegnato a liberarsi dalla Lazio. Sullo sfondo restano altri profili come Maurizio Sarri, Paolo Vanoli e Alberto Gilardino.

Il futuro della Fiorentina riparte da qui, con l’urgenza di scegliere il nuovo condottiero per un progetto tutto da ricostruire

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