De Falco a S.Romano: ‘Sono da sempre un antipatico’ foto

L’argomento della serata era quello del rapporto tra marineria e religione, attraverso la concezione etica della responsabilità che unisce (o che dovrebbe unire) gli uomini di mare. Il risultato, alla fine, è stata la triste fotografia di “un’Italia storta”, dove chi sceglie di fuggire delle proprie responsabilità ottiene simpatie e promozioni, mentre chi si comparta diversamente finisce per risultare “fortemente antipatico”.

“E io lo sono da sempre, ancora prima di quella telefonata”. A dirlo è stato il capitano Gregorio De Falco, ospite ieri sera (venerdì 30 settembre) nei locali del convento di San Romano, grazie all’iniziativa organizzata dalla Misericordia e dalla parrocchia sanromanese con il tramite del governatore Paolo Barro, amico di lunga data di De Falco. Dopo la cena nei locali del convento, con tanto di torta finale con le immagini del santuario di San Romano e della Costa Concordia, De Falco è salito “in cattedra” nel salone mediceo. Un’analisi a braccio quella del capitano, che partendo dalla marineria e dal concetto di responsabilità è arrivato fino alla famosa telefonata con Schettino. Una tragedia, quella del Giglio, che De Falco ha toccato solo di sfuggita, dilungandosi molto di più, invece, sull’incredibile tragedia del Moby Prince. “Perché è una storia in cui emerge alla perfezione la dinamica delle responsabilità – ha detto il capitano -. In entrambi casi, nel Moby Prince così come nel Concordia, chi doveva intervenire per soccorrere non lo ha fatto”. Eppure, come ha ricordato proprio De Falco, il capitano Albanese che nel ’91 comandava il porto di Livorno fu promosso, mentre Schettino qualche mese dopo è salito in cattedra alla Sapienza. “In questo paese ci sono persone che risultano antipatiche – ha detto De Falco – e altre che invece riscuotono simpatia. Mi chiedo, però, che genere di simpatia riscuota certa gente”.
“In mare come nella vita – ha detto ancora il capitano – la responsabilità non è un valore ma è una convenzione, necessaria per prevedere il comportamento dell’altro”. Esattamente quanto non è avvenuto con il naufragio della Costa Concordia, di cui De Falco ha ricordato la celebre telefonata a Schettino: “Quella telefonata in realtà era una preghiera laica – ha spiegato De Falco sorridendo – perché subito dopo ho dovuto fare una cosa che non avrei voluto fare: sono stato costretto ad ordinare a tre dei miei ragazzi di farsi calare sulla Concordia da un elicottero per coordinare le operazioni di salvataggio. Perché il comandante di una nave è come l’anello che regge il lampadario: se viene meno crolla tutto”.

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