Difesa suolo e rischi per la salute, Casa dei Comunisti: “Anni di immobilismo” foto

“Ormai da tantissimi anni non si interviene più nel comune di Santa Maria a Monte sui problemi legati alla difesa del territorio e di conseguenza sui rischi dell’esposizione alla salute dei cittadini”. Ne sono convinti i militanti della Casa dei Comunisti, che attribuiscono “Tutto questo immobilismo, in parte, è dovuto al mega progetto chiamato Tubone, sponsorizzato dal Pd e dalle associazioni industriali del distretto conciario per un importo di circa 300 milioni di euro che doveva far dismettere gli impianti di depurazione civili e industriali di molti comuni limitrofi per portare acque reflue – principalmente scarichi civili – nel mega impianto di Santa Croce sull’Arno”.

Parlando di problemi inerenti la difesa del suolo, per la Casa dei Comunisti ci sono alcuni esempi calzanti. “Sappiamo che solo un un terzo degli scarichi del Comune vengono depurati mentre il restante va a finire nei canali in pianura per raggiungere infine il fiume Arno e sulle colline vanno nei rii dei boschi ma sempre a cielo aperto. Cerretti ha un piccolo impianto a vasche di decantazione biologica nella sua parte più abitata, ma in tutte le altre zone collinari questo tipo di impianto non è presente. Negli anni 1983/88 fu costruita una fognatura del costo di circa 1 miliardo e 300 milioni di vecchie lire ma ad oggi non sono mai stati fatti gli allacciamenti delle abitazioni esistenti, come non è stato mai realizzato l’impianto di depurazione per le frazioni di Montecalvoli, Ponticelli, Cinque Case e San Donato”.
Rispetto al Tubone, invece, “A oggi questo progetto non sappiamo se è partito oppure è ancora fermo. Sta di fatto che il comune di Santa Maria a Monte non costruisce reti fognarie mancanti come non realizza la depurazione occorrente continuando a inquinare e a deturpare il proprio territorio scaricando i liquami nei canali e nei rii. Troviamo anche scandaloso il silenzio di questa Amministrazione nel non comunicare periodicamente, con cadenze precise, i dati forniti e richiesti (immaginiamo) all’Arpat di Pisa per avere un preciso monitoraggio costante sulla qualità delle loro acque come per quanto riguarda anche i dati della qualità dell’aria che respiriamo specialmente nelle zone a forte traffico e nelle zone industriali. Aspettiamo risposte”.

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