Don Andrea Pio Cristiani di ritorno dall’Ucraina: “La guerra deve finire”

Il resoconto del viaggio: "La chiusura delle chiese ortodosse può innescare anche una guerra civile: appare una provocazione e un'ingiustizia"

Don Andrea Pio Cristiani, fondatore di Shalom, sintetizza il suo viaggio in Ucraina, sottolineando le tensione e le contraddizioni di un paese che deve affrontare molte difficoltà.

“Non è necessario un report sul viaggio in Ucraina all’insegna della fraternità e della condivisione conclusosi con il rientro dei 12 ambasciatori di pace alle 3 del mattino del 15 luglio, perché già ampiamente documentato dai media e dai social, in primis Avvenire testata molto apprezzata del mondo cattolico. Mi limito a condividere i pensieri affiorati alla mia mente nel vivere immerso in un contesto così forte di tensioni e contraddizioni. Ammirato per il grande impegno e la sorprendente apertura della Polonia, così progredita in rapporto al passato, nell’attivare forze e risorse umane da aprire case, cuore e braccia a milioni di profughi ucraini. Non erano mancati nella storia anche recente incomprensioni e dissidi, ma oggi tutto è superato e i due popoli tanto vicini si sono nella sofferenza ritrovati fratelli”.

Politica e chiesa polacca, in questo dramma, sono straordinariamente unite per soccorrere, confortare e curare le ferite lancinanti del popolo invaso. Gli aiuti che giungono dal mondo sono in modo impeccabile amministrati dalla Caritas polacca che è molto attiva a consegnarli nei territori di guerra. L’odio antirusso si respira nell’aria e l’avversione contro Putin è immaginabile anche per un passato di inaudite sofferenze, che i fatti di oggi contribuiscono a rafforzare, ma un aspetto che da noi è taciuto riguarda proprio i russi che abitano l’Ucraina, per i quali, o per molti dei quali, rimane una certa nostalgia dall’antica patria. Il risentimento è talmente forte che le chiese ortodosse russe sono state chiuse perché gli ortodossi russi vengono identificati con i russi invasori. Questa situazione potrebbe suggerire per quelle regioni culturalmente uniformi ai russi una possibile scelta referendaria delle popolazioni medesime e definire nuovi confini da confederare con lo stato ucraino, senza che perda la sua sovranità. Per raggiungere questo obiettivo sarà necessaria la pressione di tutti i soggetti internazionali. La chiusura delle chiese ortodosse può innescare anche una guerra civile perché gli ortodossi sono cittadini ucraini ed è dunque una provocazione e un’ingiustizia. Il nazionalismo viscerale dovrebbe essere smorzato soprattutto dagli agenti istituzionali sia civili che religiosi. Chiedono sempre più armi e sempre più potenti, ma queste allungano una tragica agonia. Io non voglio parlare di resa perché raggiungere un accordo sarebbe comunque una grande vittoria. Risparmiare vite è una vittoria, cessare le distruzioni è una vittoria, ricominciare a vivere senza violenza e paura è la più grande vittoria. Dovrà pur finire prima o poi questa guerra e allora sarà comunque già troppo tardi. Perché attendere ancora?”.

“L’ostinazione di Putin che si sente appoggiato dai russofoni va smorzata con il dialogo che è ancora possibile. La realtà è molto complicata e per noi difficile da capire, non è paragonabile a nessuna pagina della nostra storia. Una cosa è certa che la guerra con tutto il suo carico di orrore dovrà finire perché l’alternativa sarebbe l’apocalisse. L’immagine della bella Leopoli con i suoi monumenti protetti è l’immagine dell’attesa di una sospirata pace, auspicata da tutte le persone che hanno cuore e mente. I flussi dei profughi che fuggono dall’Ucraina si sono molto ridotti e anzi si assiste al fenomeno positivo del ritorno. Sta crescendo la consapevolezza che i figli e le figlie di questa bella ed eroica nazione abbiano migliori prospettive da vivi che da morti”.

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