S.Francesco, no alla vendita. Albergatori interessati foto

Sarà difficile (per non dire impossibile) mantenere l’ordine francescano nella città della Rocca. Troppo pochi i cinque frati rimasti nel convento di San Francesco, destinati ad essere trasferiti entro settembre in virtù di una decisione che appare pressoché irreversibile. I sanminiatesi, però, non si danno per vinti: mentre è già partita una raccolta firme per sottolineare il legame tra la città e il convento, San Miniato inizia già a pensare al dopo. L’ipotesi al momento più gettonata è quella di affidare la struttura ad un’associazione che si occupi di accoglienza, mentre sarebbe stata scartata l’idea di farne una casa di riposo. Una cosa appare certa: i frati (e con loro i sanminiatesi) sembrano decisi a evitare che il convento finisca in mani private per farne una struttura ricettiva. Eppure gli appetiti non mancano, tanto che qualche albergatore si sarebbe già fatto avanti per avere informazioni.

“Non vi dirò bugie, ce ne dobbiamo andare – dice il padre guardiano Alessandro Pretini –. Le possibilità che possiamo rimanere a San Miniato sono remote. La nostra è un imposizione dall’alto alla quale dobbiamo silenziosamente ubbidire, nonostante noi frati siamo molto legati a questo posto”. Queste le parole che hanno fatto eco ieri sera, venerdì 18 dicembre, al circolo ricreativo Cheli dove si è tenuto un dibattito di confronto con i cittadini. All’incontro, presieduto da Andrea Mancini e Luca Macchi, padre Alessandro non ha voluto illudere nessuno. “Nonostante le poche speranze, siamo felici per la vicinanza che tutti ci stanno dimostrando – continua Pretini –. Il problema resta la mancanza di manodopera. Le vocazioni infatti vanno diminuendo, basti pensare che i 9 conventi della Toscana ospitano un totale di 24 frati, dei quali solo 7 hanno un’età inferiore ai sessant’anni. Già in passato era stata avanzata la stessa proposta, per la quale il convento avrebbe dovuto chiudere entro il 2010. Fu il fermo intervento di padre Dino a rimandare la questione. Allo stesso modo, credo che l’ordine debba ora tener conto di questa mobilitazione cittadina”.
L’intento dei sanminiatesi è quello di inviare una lettera al padre provinciale e generale per chiedere il mantenimento sia della struttura che dei religiosi, corredando il tutto con una raccolta di firme che durerà indicativamente fino ai primi di gennaio (le persone che vogliono sostenere la causa potranno rivolgersi alla sede della ProLoco). Una dimostrazione di affetto che si è tenuta solo a San Miniato rispetto agli altri quattro posti i cui conventi sono destinati a chiudere (in lista anche Pistoia, Pescia, Pisa e Arezzo), anche perché qui i frati rappresentano l’ultimo ordine monastico rimasto in città, dopo che nei secoli si è assistito all’abbandono di cappuccini e domenicani.
Le richieste da porre su carta puntano innanzitutto a far sì che il luogo non venga venduto, cosicché i francescani possano sempre avere una possibilità di ritorno, ma soprattutto che non diventi una struttura ricettiva a scopo di lucro.
Padre Alessandro, ad esempio, dice di aver già ricevuto richieste da parte di albergatori interessati all’acquisto del complesso, molto appetibile vista la sua bellezza e la collocazione in un ambiente strategico. Si vorrebbe favorire, invece, la presa in carico da parte di un’associazione che abbia come finalità il mantenimento del complesso quale luogo di preghiera e di accoglienza a poveri e pellegrini. Per ora dal convento confermano solo che è stata scartata l’ipotesi di trasformare la struttura in una casa di riposo per anziani.
All’incontro ha presenziato anche il vicario della diocesi Morello Morelli: “Con la mancanza di vocazioni diventa difficile non solo la situazione del convento di San Francesco, ma anche quella di altre realtà – ha detto –. Cercheremo di svolgere un’azione di sensibilizzazione ad ampio raggio, fino ad affrontare la questione anche con il nuovo vescovo Andrea Migliavacca”.

 

Serena Di Paola

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