Il ponte a Isola Viale: “Costa meno farlo nuovo, ma i soldi non ci sono”

Per il ponte di Isola sull’Elsa per il momento non ci sono né tempi né risorse sicure che permettano di riportare le due sponde ad avere un collegamento diretto. A dirlo, nell’infuocata assemblea di lunedi sera 3 settembre al circolo Arci della frazione (“Date certe”: tanti presenti all’assemblea per il ponte di Isola) davanti a oltre 200 cittadini, è stato Giovanni Viale, il dirigente della provincia di Pisa che insieme all’ingegnere Edi Pardini è venuto a spiegare la situazione.

Una situazione da subito parsa critica, tanto da chiudere il ponte d’urgenza. E che ha fatto sì che i cittadini siano arrivati all’assemblea “sul piede di guerra”, anche se poi se ne sono andati via un po’ più tranquilli, aiutati dallo sfogo collettivo e dopo l’inquadramento della situazione fatta dal sindaco di San Miniato Vittorio Gabbanini, che ha voluto organizzare il confronto al quale ha partecipato insieme a quasi tutta la giunta.
“Non è detto che ristrutturare questo ponte sia la soluzione migliore – ha esordito Viale –. Secondo i primi pareri tecnici infatti, probabilmente si spenderebbe meno a farlo nuovo, anziché sanare questa struttura. È un’ipotesi che deve essere approfondita, ma a una prima ricognizione i tecnici hanno lasciato intendere questo. Il problema è che per fare un ponte nuovo, sempre secondo una prima stima, servono oltre 2 milioni di euro e non è un’opera semplice. Sui tempi, poi, di un’eventale progettazione e costruzione di un nuovo ponte è praticamente impossibile pronuciarsi questa sera: per avere informazioni più precise bisognerà attendere la riunione tecnica in agenda per martedì 11 settembre alla quale saranno presenti i tecnici della Provincia, i tecnici incaricati dalla Provincia, i tecnici dei comuni di San Miniato ed Empoli e – spero – i tenici della Città metropolitana di Firenze, insomma tutti gli enti che hanno voce in capitolo su questa infrastruttura oltre ad un ingengere che nel 2017 fece per motivi di formazione uno studio proprio sul quel ponte, lavoro oggi in possesso del comune di San Miniato”. Le parole di Viale sono chiare, talmente chiare che anche i cittadini che fino a quel momento sono stati chiassosi e polemici, forse giustamente, si placano e cominciano ad avanzare domande serie e circostanziate.
“La sitauzione non è facile – continua Viale -. La provincia di Pisa ha 431 ponti da controllare dopo Genova e non sappiamo cosa troveremo e il budget per le infrastrutture viarie tutto considerato sarà di qualche milione di euro per il 2018-19”. Uno scenario non facile quello in cui si va a inserire la vicenda del Ponte sull’Elsa tra Isola e Marcignana. “Parlare di tempi questa sera, sarebbe prendere in giro i cittadini – aggiunge Viale – pima dobbiamo sapere cosa dicono i tecnici. Ci sta anche che la situazione venga rivalutata e magari il ponte almeno a livello pedonale dopo gli approfondimenti possa essere riaperto, anche se mi sembra improbabile”. Poi dalla platea qualcuno lancia una proposta: “Perché non fate un ponte Bailey, un ponte militare, come avete fatto tra Bientina e Cascine di Buti sul fosso imperiale?”. Una soluzione, questa, che riaccende gli animi e le speranze dei cittadini, ma che non sembra essere così facilmente perseguibile: “Un ponte militare, ovvero quello che viene gettato tra una sponda e l’atra senza piloni di supporto, potrebbe essere una soluzione – spiega Viale – ma oltre ad avere un costo non trascurabile, ha il problema di avere un limite strutturale: oltre i 60 metri non può essere fatto e qui il ponte è lungo 56 metri, siamo quasi la limite, comunque con gli ingegneri prenderemo in considerazione anche questa ipotesi anche se al momento me la rappresentano come poco praticabile”. Poi il dirigente della Provincia, durante l’assembela, ha affrontato la questione delle risorse economiche e ha spiegato: “Noi come provincia abbiamo chiesto i soldi a tutti gli enti che possono essere coinvolti, compreso il ministero che ci ha chiesto una ricognizione su tutti i ponti che necessitano di interventi e noi abbiamo inserito anche quello di Isola, ma questo non significa che ce li diano”.
Alla fine quella che sembrava essere un’assembela ingestibile per la rabbia dei cittadini, capita la situazione, si è risolta con un clima collaborativo tanto che sia il sindaco Gabbanini che Giovanni Viale hanno rimandato le decisioni ad una nuova assemblea pubblica da fare dopo l’11 settembre, dopo il tavolo tecnico quando vi saranno gli elementi per capire meglio la situazione. Comunque la Provincia ha già commissionato uno studio approfondito per comprendere meglio la situazione del cemento armato nel piano del ponte. Intanto la prossima settimana il sindaco Gabbanini incontrerà nuovamente i cittadini di Isola e Roffia per affrontare il tema della viabilità e capire gli aggiustamenti che possono essere fatti anche in previsione della ripresa delle lezioni scolastiche del liceo Marconi in via Trento, che sicuramente in alcune ore del giorno determinerà un aumento del carico di traffico dell’incrocio con via Toscoromagnola. Via Trento infatti a questo punto è l’unico collegamento con il resto del mondo per i residenti di Isola.
La storia e la rabbia

 

I cittaidni di Isola e Roffia sono arrbbiati per come è andata a finire la storia del ponte sull’Elsa: i più vivono li ma lavorano altrove. E quanto prende la parola il sindaco Vittorio Gabbanini, per lui c’è poca pietà e la contestazione è aspra e ironica. C’è anche chi arriva a dire dalla platea: “Non ci fidiamo più, sono anni che ci promettete le cose e poi non le fate”. Sul palco a prendersi le provocazioni ci sono, oltre ai rappresentati tecnici della provincia di Pisa, il sindaco e Marzia Fattori, l’assessore ai lavori pubblici. In platea quasi tutto la “stato maggiore” dell’amministrazione comunale: tra gli assessori manca solo David Spalletti. Per Gabbanini è un fuoco di fila che oscilla tra l’ironia e il sarcasmo e l’offensivo, forse ingiustamente, anche perché le ‘magagne’ di quel ponte vengono da lontano e non è facile capire cosa è accaduto e come si è arrivati a questa situazione. Di sicuro gli amministratori attuali sono quelli forse più incolpevoli, ma dalla platea si sente dire di tutto: “Quando era ragazzo che andavo a scuola a Empoli – racconta un cittadino che avrà più o meno 60 anni – eravamo nel ’68 i paracarri c’erano già e via via li spostavano e poi il Comune li riposizionava per evitare che ci passassero i mezzi pesanti, poi notte tempo ci andavano gli agricoltori con i trattori e li rispostavano. Alla fine il comune e la provincia hanno desistito più di dieci anni fa e così il ponte è rimasto aperto ai mezzi pesanti, anche se era stato progettato per sostenere il peso delle sole automobili e poi c’è da dire che con gli assetti delle nuove viabiltà questa era diventata una via alternativa alla Tosco romagnola”. Poi c’è anche chi racconta: “La situazione è talmente grave che, come emerge dall’ordinanza della provincia con cui è stato chiuso il ponte di recente, non si sa neppure a chi appartenga, se alla provncia di Pisa, alla città Metropolitana al comune di Empoli a quello di San Miniato” racconta un cittadino che è arrivato con un faldone di carte e ha ascoltato in silenzio per tutta la sera. “Il primo esposto – continua il cittadino, un uomo di mezza età, dopo aver messo gli occhiali – per denunciare la situazione di questo ponte che non era normale, perché si vedevano già dei segni che a un esame visivo potevano essere indizio di problemi e avrebbero meritato forse un approfondimento tecnico, lo feci io tra il 1996 e il 1997, mandandolo alla provincia di Pisa e a quella di Firenze, al comune di Empoli e di San Miniato e alle procure di Pisa e Firenze: nessuno mi ha mai risposto (implicitamente a questo cittadino Gabbanini aveva già risposto dicendo che ogni anno i tecnici del comune fanno ricognizioni sullo stato del ponte).
E poi c’è la rabbia di chi ora, ogni giorno, per andare a lavorare deve percorrere molti chilometri in più. Un signore spiega: “Ho fatto i conti. Mia moglie lavora a Empoli e ogni mese alla fine con questa nuova viabilità dovrà fare 400 chilometri in più, considerando che il giro si allunga di 5 chilometri a viaggio e che torna a pranzo a casa e poi c’è il problema del traffico, una bella spesetta in fondo al mese, menomale che ho la macchina a gas”. Ma la preoccupazione dei cittadini nasce anche dal fatto che ora c’è una sola strada che garantirà il collegamento con il resto del mondo. Quella che arriva fino al liceo, che a un certo punto ha un sottopasso che già in passato aveva manifestato potenziali problemi. “Avete visto il sottopasso – dice una donna –? Se questo inverno gela come facciamo? Da dove si passa?” su questo tema il sindaco Gabbanini ha già garantito che i tecnici del comune si sono già messi al lavoro per risolvere eventuali problemi del sottopasso e mantenerlo agibile in ogni condizione”.
Ultimo elemento emerso nel corso del dibattito è il fatto che il ponte oggi chiuso anche ai pedoni era una delle opere che sarebbe dovuta essere a servizio della pista ciclopedonale dell’Arno che ora rimarrà tagliata in due tronconi, a destra e a sinsitra dell’Elsa.

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