Staffoli romana, longobarda e cadolingia: le Cerbaie a cavallo del Medioevo foto

di Valerio Vallini
È noto che la conquista longobarda della Tuscia è stato un processo sostanzialmente ininterrotto dal 572 al 644. Con la fine del VI secolo e gli inizi del VII si consolidò la dominazione longobarda in Toscana e quindi anche nelle nostre zone come riproponiamo in modo analitico, suffragato da una vasta base toponomastica che vede in Silvio Pieri un attentissimo studioso.

Le vie di comunicazione dell’Arno e la direttrice Pisae-Florentia già esistente dal 123 a. C, servirono alla penetrazione delle popolazioni germaniche le quali certamente risalirono, oltre l’Arno , le valli dei torrenti Era, Elsa e Egola, come dimostra la presenza di numerose località di derivazione longobarda. Qui citiamo soltanto Badia a Elmo, da Adelmo, luogo detto Badia presso l’Elsa a Certaldo; Poggio Alberighi, Fucecchio. Da Alberigo; Vadalberi (valle Alboli a Montopoli) da Albolo; Montealprandi, San Miniato, da Hariprand; Vico Asulfi, Castelfranco di Sotto, da Asulf [956]; Benni (Torre Benni), da Benno, San Miniato (Ponte a Elsa, sopra San Genesio); Montebicchieri, da Bercher (all. a Berchard), Berrecherius. Mons Becherii. La forma Bicchieri è spiegabile con la sola fonetica: ravvicinamento a bicchiere-i; Monte Pertuli, a S. Maria a Monte, da Berto, Perto; Cicolo, Cigolo da cui Cigoli, San Miniato; Cunighìs, da cui Balconevisi=Valle Cuneghisi; Dodilo, da cui Montedoduli, pieve di Musciano; Emizio, da cui Ensi, influente dell’Evola; Perulo da cui Valle Peruli, in pieve di Quarazzana, San Miniato; Wall- Walari da cui Vico Walari, S. Miniato; Winizio e Winzo, da cui San Quintino. Importanti sono anche i toponimi di matrice lombarda: Scoccolino. Scocchia, Scolcari, tutti assimilabili, come afferma Salvestrini, al termine skulk, ‘pattuglia di esplorazione’, nome compatibile con la posizione di questa area di confine con i domini bizantini sulle sponde dell’Arno. Molte sono le testimonianze lasciate dai Longobardi anche in Toscana, sui nomi ad esempio, sia di persone che di luoghi: Filicaus e Tanuara sono i primi castelfranchesi di cui sia noto il nome.
Pescia, nella Valdinievole, ha questa origine. Sono di origine longobarda anche i nomi del lago Scaffaiolo, sul crinale appenninico; la pieve di Spannarecchio a Bussotto; la via di Cafaggio a Chiazzano; altri Cafaggio in Vaghera e in Valdegola non lontano da Cigoli; di origine longobarda anche molte parole oggi di uso comune: greppia, panca, scaffale, staffa, stecco, sala (che allora significava casa signorile al posto della domus latina), ma anche “stracanarsi” (nel senso di stancarsi), e poi tanfo, brace, ciuffo e tante altre!

Staffoli è un nome locale romano da nome di persona: Staphyle. Già felicemente il Lami in una iscrizione annotava: “Staphule: observandum est pagos quondam in Etruria vocari Staffoli”. Staffili, variante con lo (Staffili), era tra i Longobardi, sebbene raro, un nome personale. “…ma quel Istaffili che cita il Lami – scrive il Pieri – rimane un assai dubbio”. A giudicar dall’articolo parrebbe il nome di un ruscello.
Emanuele Repetti lo definisce nel suo dizionario ottocentesco “Villata con chiesa parrocchiale San Michele già Sant’Andrea, anticamente filiale della chiesa di Santa Maria a Monte, nella comunità e circa 4 miglia a settentrione maestro di Santa Croce, giurisdizione civile di Castelfranco di Sotto, diocesi di San Miniato, compartimento di Firenze. Siede alla base settentrionale dei colli delle Cerbaie, lungo la strada regia detta Traversa della Val di Fievole, fra il Poggio Adorno, quello di Montefalcone e l’estremo golfo australe del lago di Bientina., la cosiddetta Dogana del Grugno”.
Nell’ 846 la contrada di Staffoli, già Staffili, è rammentata in una membrana lucchese del 7 agosto pubblicata nel vol.V, p.II delle Memorie Lucchesi nella quale si tratta di un fitto di beni conceduto da Ambrogio vescovo di Lucca a un tale di Staffili, consistente nella metà di un podere posto nello stesso luogo di Staffili. Fra l’ XI-XII a Staffoli c’erano possedimenti di Altopascio. Nel XIII secolo- seconda metà del Duecento, Staffoli ( era un comunello sviluppato come altri comuni: Massarella, Torre, Cappiano, Orentano, dai resti del sistema giurisdizionale cadolingio), ed era sottoposto alla vicaria della Valdarno, magistratura controllata da Lucca: i vicari venivano nominati da Lucca.
Quanto alla chiesa parrocchiale di Staffoli, essa si trova citata in un privilegio del Pontefice Eugenio III redatto nel 1150, il 6 gennaio, sotto il pievanato di S. Maria a Monte. Così recita il privilegio: “…ha Santa Croce nel suo comune la chiesa curata di Staffoli ‘Cappellam de Stafole’. Che oggi è sotto il titolo di S.Michele.
Nel 1183 Staffoli figura come bene acquistato dall’Altopasco: l’ospedale di Altopascio era proprietario di terreni fra le alture delle Cerbaie.

Riguardo alla viabilità, la direttrice principale restava ovviamente la Via Francigena o strata Romea, una direttrice della quale passava vicino a Staffoli, e che originariamente nel tratto pianeggiante fra Arno e Gusciana e fino alle prime propaggini delle Cerbaie, attraversava esclusivamente il territorio di Fucecchio. Successivamente, come è ormai noto, i Santacrocesi aprirono dalla Malatia (poggio Adorno), fino al ponte di Rosaiolo sull’Usciana al Cerri, un nuovo tracciato, oggetto di conflitto nel 1281 con Fucecchio, prolungandolo poi fino a Santa Croce con la cosiddetta “Strada Nuova” (attuale Via del Bosco), che si sviluppava parallelamente alla più antica Via de Lapello (oggi Via di Pelle). Alla ‘Malatia’ si creò così un bivio da cui si dipartivano una ‘”vecchia” e una “nuova” Francigena, come si evince da un lodo del 1284 pubblicato dal Lami.

Le Cerbaie tra la fine del Dugento e i primi del Trecento erano caratterizzate dalla presenza di insediamenti accentrati – villaggi, quasi sempre incastellati – a cui si affiancavano anche case sparse o disposte a piccoli nuclei sulle unità di coltura, spesso aggregate in poderi. La loro popolazione può essere stimata prudenzialmente intorno a 150 anime per Massa Piscatoria (Massarella), oltre 200 per Ultrario(Torre), 250 per Cappiano; anche Galleno, Staffoli e Orentano, dovevano aver raggiunto livelli analoghi. Un medesimo destino di desolazione e di abbandono accomunò tutti questi centri. Rovina di Galleno, Staffoli e Orientano per carestie e pestilenze (XIV-XV).
Nel 1348, nei luoghi dove sorgevano Galleno, Orentano e Staffoli, erano ormai visibili soltanto le fosse castellane. Nel Quattrocento fu deciso di dividere il territorio di Cerbaia in tre parti da assegnarsi a ciascuna comunità. Nel 1418 il territorio di Orientano fu spartito fra le due comunità di Castelfranco e Santa Croce. Alla prima fu assegnata la porzione settentrionale del paese e alla seconda quella meridionale, dalla attuale via del Confine alla punta del Grugno, compreso il villaggio di Staffoli.
Fra la fine del XIV secolo e gli inizi del XV, alla forte flessione demografica e all’abbandono degli insediamenti seguì un regresso degli spazi coltivati, un inselvatichirsi del territorio.
Per ovviare a tale desolazione, Santa Croce e Castelfranco autorizzarono l’istituzione di un’osteria per la vendita di pane, vino e carne in località Seta di Poggio, odierna Greppi.
Nel XVI secolo (1427-1552) il processo di ripopolamento subì un’accelerazione e anche un mutamento di prospettive nel corso dei primi anni del Cinquecento, in concomitanza con una sensibile crescita demografica. A Fucecchio, ad esempio, la popolazione, che nel 1427 assommava a 858 individui, nel 1552 era più che raddoppiata, comprendendo 1958 anime; analogo l’incremento demografico in quello stesso periodo a Santa Croce (da 536 a 1214 anime) e a Castelfranco (da 351 a 910).

In foto: le pietre di attracco dell’antico porto di Staffoli

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