La guerra del “Presepe spazzatura”, vescovo: “Porta aperta per tutti”

“Il Vescovo desidera augurare a tutti e anche all’onorevole Donatella Legnaioli un Natale di pace e di concordia, un Natale di fraternità con tutti come papa Francesco ha ricordato ieri all’Angelus. Egli, anche, ha piacere di sottolineare che per tutti e anche per l’onorevole Legnaioli, la porta del suo studio e la porta del dialogo rimangono sempre aperte”. Lo scrive la Diocesi di San Miniato replicando a un post su un social network dell’onorevole della Lega. Un post nel quale la parlamentare si è sentita di raccontare un incontro privato con il vescovo Andrea Migliavacca e richiesto dalla stessa parlamentare per risolvere “la questione” don Zappolini e presepe di Perignano. Un post al quale hanno fatto seguito altri post che quella natività la tiravano di qua o di là, funzionale a un messaggio oppure all’altro. Dimenticando che quel messaggio è univoco, da ormai 2mila anni.

Una cosa che ha fatto male al vescovo, tanto da spingerlo a inviare una nota ufficiale per ricordare ciò che chiunque lo ha incontrato almeno una volta sa bene: lui c’è sempre e per tutti. C’è con il sorriso sulle labbra ma la mano ferma di chi deve e vuole essere guida. Il vescovo rappresenta una comunità che ha tante anime, varie come lo sono i caratteri di una famiglia. E un padre di famiglia aggiusta le cose, non le rompe. “Monsignor Vescovo – spiega la nota -desidera anzitutto esprimere il riconoscimento e il rispetto per ogni forza politica del panorama democratico del nostro Paese e non intende giudicare operato o scelte di qualsivoglia partito. Nell’incontro reso pubblico dall’Onorevole, quest’ultima manifestava la propria protesta per il presepio realizzato a Perignano. Il Vescovo desidera osservare che molti sono i presepi realizzati nella diocesi di San Miniato e che per ciascuno di essi le realtà che lo hanno proposto possono approfondirne i contenuti. In generale si ritiene corretto che il presepio consegni anche il messaggio evangelico che Gesù è nato in una mangiatoia, tra gli scarti e che anche oggi, proprio tra gli scarti forse, talvolta, viene collocato. E ancora è Natale. Purtroppo nell’incontro avvenuto, l’Onorevole non ha reso possibile con il suo atteggiamento fatto di toni accesi e incalzanti, un dialogo pacato e un approfondimento delle questioni e si è posta in un modo che non ha reso possibile l’ascolto reciproco. Ad un certo punto, con richiamo a temi politici che non erano oggetto dell’incontro richiesto, l’Onorevole ha deciso spontaneamente di lasciare lo studio del Vescovo, interrompendo lei l’incontro. A ragione di questo comportamento, monsignor Vescovo ha ritenuto di non poter tenere per sé il gradito dono che l’Onorevole gli aveva portato, del quale comunque egli ringrazia”.
Don Armando, da poco nominato direttore della Caritas, è ormai abituato a essere osservato: lui è un pastore dei poveri, esempio di quella Chiesa degli ultimi sulle orme di Francesco, che è il Papa e il “poverello di Assisi”. Una Chiesa che cammina scalza e che si priva del mantello se necessario. Una Chiesa, insomma, che è una parte della Chiesa Cattolica e che, specie a Natale – mentre si celebra il Bimbo nato nella grotta che non aveva niente -, dovrebbe essere guardata con più rispetto. Il rispetto si deve al diverso da noi quanto all’uguale e proprio non concepisce l’idea di giudicare.
Don Zappolini, nella sua parrocchia, ha messo la Natività nella spazzatura: un gesto forte, certo, ma che punta a essere scossone nella mente e nel cuore di tanti che nella corsa ai regali si dimenticano di donare tempo, amore e rispetto. Oltre che un tetto e un pasto a chi non lo può avere.
E’ un triste Natale quello in cui un presepe diventa il centro di una guerra politica. Di chi non frequenta la chiesa ma osanna quel presepe come esempio di politica di accoglienza dei migranti e di chi in chiesa ci va e un secchio della spazzatura lo trova indecente. Gesù, a tanto calore, forse preferirebbe quella grotta “al freddo e al gelo” perché almeno, quei poveri pastori, le pecore, gli asini ma anche i re magi, il suo messaggio l’hanno ascoltato.
Gesù è stato accolto. Da Maria, giovane e inesperta che con quel timido si ha salvato il mondo. Da Giuseppe, che quel bimbo lo ha cresciuto, abbracciato e sgridato. Dal bue e dall’asino, che hanno dato quel che potevano. Dai pastori e dai magi, arrivati per adorarlo. Non per dirgli cosa doveva fare secondo loro, per insultarlo o per provare a metterci sopra una bandiera. Recuperare la capacità di un dialogo sereno, anche nella consapevolezza di non indietreggiare nelle proprie posizioni, è condizione ormai imprescindibile. Come la consapevolezza che prima di parlare è necessario ascoltare. E che non si deve avere, per forza, un’opinione su tutto. 

Elisa Venturi

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