Straordinari non pagati e mezzi pericolosi, la dura vita del portalettere di Poste foto

La denuncia dalla Toscana apre il caso in tutta Italia

Ci sono gli straordinari non pagati, i mezzi fatiscenti, le pressioni e i ricatti. Sono nella denuncia che Nicola Bettollini, segretario provinciale di Costituente Comunista, fa sulle condizioni di lavoro dei portalettere di Poste italiane raccogliendo i racconti di molti lavoratori.

Tantissime ore di lavoro in più non pagate nei racconti, “attestate peraltro dal sistema di rilevazione della presenza mediante le timbrature” e, poi, “ritmi di lavoro pressanti e stressanti potenzialmente pericolosi e rischiosi per la propria incolumità ma anche per quella altrui, mancata sicurezza legata all’uso di veicoli fatiscenti, diritti molto spesso negati (come ferie o malattia), pressioni e sopraffazioni da parte dei datori responsabili di lavoro nei confronti dei precari, ricattabili sulla base del rinnovo del contratto, affinché consegnino quanta più posta possibile anche eccedendo, senza alcuna retribuzione, l’orario normale di servizio”.

Insomma nessuna “pacchia” per chi fa il dipendente del colosso in parte pubblico. La prima denuncia è partita nel maggio 2022: Carmine Pascale è stato il primo lavoratore a denunciare: si rivolse ad un avvocato di fiducia, che costituiva in mora Poste per il pagamento di tutto quanto dovuto, e all’Ispettorato del Lavoro di Prato Pistoia formalizzando una richiesta di intervento. “Dagli accertamenti effettuati dagli ispettori risultavano poco più di 77 ore di lavoro straordinario svolte nei mesi di marzo e aprile 2022 non registrate e non dichiarate all’Inps. Il procedimento si è concluso con il rigetto del ricorso di Poste Italiane avverso diffida accertativa, emessa dall’Ispettorato, a favore del lavoratore. Il datore di lavoro dovrà corrispondere quanto indicato entro 30 giorni dalla data dell’atto.

Non è un caso isolato, in tutta Italia, la prassi degli straordinari non pagati è molto comune e tantissimi lavoratori e lavoratrici per paura di non vedersi rinnovato il contratto, rimangono in silenzio e subiscono pressioni di ogni genere. Ricordiamo che Poste Italiane è in parte pubblica, ricordiamo benissimo le tante interviste ai rappresentanti dei vari governi sulla situazione di Poste Italiane, ci hanno sempre rassicurato, dicendoci che lo Stato sarà sempre presente e vigilerà sull’operato dei privati… Sicuramente sono stati distratti da qualcosa, perché qualcosa non va come dovrebbe andare ed intanto a farne spese sono le migliaia di portalettere che lavorano sfiduciati, vessati e pressati”.

In Toscana è partita la denuncia di Carmine Pascale. “Sono stato assunto – racconta Pascale – da Poste Italiane in qualità di portalettere con contratto a tempo determinato dall’1 marzo al 30 aprile 2022 presso il Recapito di Pistoia. Una volta giunto in ufficio, il primo giorno è dedicato al sopralluogo dell’area di lavoro e al disbrigo delle procedure burocratiche. Alla mia richiesta di istruzioni per la compilazione del modulo di destinazione del TFR in modo tale da non lasciarlo in azienda, perentoria è stata la risposta del responsabile: devo fare gli interessi di Poste, non i tuoi. Non ottenni alcun chiarimento.
Nei giorni successivi assistiamo a un’escalation di atteggiamenti improntati alla prepotenza, all’arroganza e alla sopraffazione da parte dei responsabili di lavoro: Non chiedete permessi… apre uno dei capisquadra, …nemmeno per donare il sangue prosegue sornione l’altro.
Idem per le ferie: Le ferie non godute verranno pagate alla fine! I portalettere CTD (Contratti a Tempo Determinato) sono assunti proprio per far andare in ferie i fissi! concludono.

Confusione e disorganizzazione regnano sovrane: improvvisi cambi di orario di lavoro comunicati attraverso messaggi o telefonate a orari improbabili; continui spostamenti da una zona di consegna all’altra e senza preavviso; turnazione settimanale resa nota con estremo ritardo. Per giunta, in spregio a qualsiasi norma sulla privacy, ritrovo il mio numero di telefono aggiunto a una chat di gruppo contenente oltre 90 partecipanti, gestita dai datori di Poste e adoperata per le comunicazioni di lavoro.
Strumenti di lavoro insufficienti: palmari con batterie esauste in dotazione; affidamento di mansioni per le quali non è stata prevista alcuna formazione specifica; lunghe ore – non retribuite – ad attendere il ritorno di un collega prima di poter utilizzare un veicolo per le consegne. Mezzi che spesso e volentieri si sono rivelati fatiscenti e pericolosi, non adeguati a viaggiare specialmente in caso di avverse condizioni meteo”.

Perché, a prescindere dal turno lavorativo, “ci viene richiesto di effettuare le consegne con qualsiasi condizione atmosferica, anche fitta pioggia ad esempio, in motorino. Uscendo in orario pomeridiano ci tocca consegnare fino a tarda sera, al buio. Perfino su strade periferiche, dissestate, non illuminate e ad alta velocità di scorrimento. Ciò comporta l’esposizione a un rischio elevato, soprattutto nei mesi invernali.

Non si rispetta mai il normale orario di lavoro sotto pressione dei responsabili per consegnare quanta più posta possibile e solitamente si rientra in ufficio solo al completamento delle consegne affidate, lavorando due o tre ore non pagati ogni giorno. Lo straordinario, infatti, non è retribuito poiché non scatta in automatico bensì è a ‘discrezione’ dei datori. Considerando lo straordinario fantasma, le 36 ore settimanali previste dal contratto superano in media le 48 ore”.

Quello che esce dai racconti, cioè, è “un ambiente di lavoro intriso di violenze verbali e pressioni, guerra tra poveri e rassegnazione, visto e considerato che Carmine ha avviato la lotta da solo ed è riuscito nel suo intento, figuriamoci cosa succederebbe se ogni portalettere avviasse la lotta unitaria. Rivolgiamo un appello ai lavoratori ed alle lavoratrici: Non piegate la testa, solo la lotta paga, Carmine è riuscito nel suo intento, fatelo anche voi, tutti uniti, è indegno lavorare in queste condizioni. Gli straordinari vanno pagati e le condizioni di sicurezza vanno ampiamente garantite. Facciamo notare il clamoroso silenzio dei sindacati, soprattutto la Cisl (maggioritaria in Poste) che ad ogni rimostranza dei lavoratori, ha di solito risposto picche, aspettiamo e poi vediamo…”.

Nel caso di Pascale, “Far valere i propri diritti ha destato le antipatie dei responsabili dell’ufficio – e con mia grande sorpresa anche delle rappresentanze sindacali – palesemente irritati e maldisposti nei miei confronti. Le conseguenze non tardano a manifestarsi e come sospettavo il contratto in scadenza il 30 aprile non mi è stato prorogato. L’Azienda non ha avuto nemmeno la decenza di avvisarmi. Sono stato informato da uno dei datori solo dopo aver ampiamente terminato l’ultima giornata lavorativa, attraverso una telefonata intrisa di finto dispiacere.

Qualche giorno dopo, richiedevo ai responsabili di lavoro il riscontro delle ore di servizio attestate attraverso il sistema di rilevazione delle presenze, prova inequivocabile dello straordinario svolto e non retribuito, implicitamente autorizzato tra l’altro poiché mai alcuna rimostranza era stata sollevata da parte loro nel momento in cui si eccedeva il normale orario previsto. Non solo chi di dovere non si è degnato di rispondere, ha perfino bloccato, con grande solerzia, il mio numero di telefono, in modo tale che non potessi sollecitare una risposta. Concludevo, dunque, che mi veniva negato l’accesso alle informazioni richieste”.

Sostieni l’informazione gratuita con una donazione

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di Cuoio in diretta, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.