Verso la fine i lavori alla Ciclopista dell’Arno: inaugurazione entro l’anno

Il tratto sanminiatese e montopolese è all'interno del maxi progetto regionale, che punta a collegare il Casentino e la Val di Chiana

All’appello mancano solo gli ultimi ritocchi: qualcosa a livello di segnaletica e soprattutto un po’ di manutenzione, in attesa che la Regione fornisca un logo ufficiale da apporre sull’intero itinerario.

Ad ogni modo i lavori del tratto sanminiatese e montopolese della Ciclopista dell’Arno sono a tutti gli effetti conclusi, anche se rispetto agli annunci e alle aspettative di 9 anni fa – quando il progetto fu presentato per la prima volta – era forse lecito aspettarsi qualcosa di più. Il maxi progetto regionale, che punta a collegare il Casentino e la Val di Chiana con un percorso ciclabile fino a Marina di Pisa, ha incontrato proprio nel comprensorio del Cuoio uno dei suoi tracciati più sofferti. Un percorso a ostacoli, che sfrutta in realtà sentieri e strade già esistenti e dal quale l’Arno si vede poco o niente, con lunghi tratti ‘promiscui’ nei quali le bici dovranno coesistere con le auto insieme a veri e propri ‘buchi neri’, dove la pista sparisce del tutto – cartelli compresi – per ricomparire alcune centinaia di metri più avanti. Succede nei circa 20 chilometri che attraversano il comprensorio sulla sponda sinistra dell’Arno, per i quali la Regione ha scelto il Comune di San Miniato come ente capofila, incaricandolo di realizzare il tracciato dal confine con Empoli fino a quello con Pontedera, dunque con competenza anche nel territorio comunale di Montopoli.

“So che ci sono delle lamentele – afferma Marzia Fattori – assessore ai lavori pubblici del Comune di San Miniato – ma purtroppo abbiamo dovuto fare i conti con la conformazione di strade e centri abitati pensati unicamente per le auto, insieme ai limiti posti dal Genio Civile che inizialmente ci aveva negato qualunque autorizzazione per i tracciati in testa d’argine”. Il risultato è un percorso che costeggia l’Arno solo in alcuni tratti, staccandosi dal fiume già all’altezza di Roffia per ritrovarlo solo a San Romano, con una lunga deviazione verso sud che passa anche a fianco dell’interporto.

Il tracciato

Il primo punto debole si incontra già al confine con Empoli, dove la Ciclopista entra in territorio sanminiatese dal ponte di Isola. “Inizialmente l’idea era di mettere un semaforo a chiamata – spiega Fattori – ma alla fine abbiamo congelato il progetto in vista del nuovo ponte che dovrà avere anche lo spazio per la pista ciclabile”. Superato l’Elsa, però, il percorso prosegue senza indicazioni in via Vittorio Veneto, per poi salire finalmente lungo il sentiero arginale che raggiunge la foce dell’Elsa per poi costeggiare l’Arno fino al bacino di Roffia. Da qui in poi il tracciato saluta il fiume per ritrovarlo solo a San Romano: scendendo in via Asmara, in un lungo tratto promiscuo da condividere con le auto, il percorso punta tutto a sud fino a San Miniato Basso, passando di fronte alla scuola media e raggiungendo così la stazione, per poi proseguire nella strada della locanda Cupelli fino a Ventignano, costeggiare i capannoni dell’interporto e arrivare così a San Donato dove il tracciato si sovrappone a via Romaiano e via del Pratuccio passando di fronte alle scuole. “Avremmo preferito posizionare il tracciato in via Arginale– riprende l’assessore – ma considerando il traffico di quella strada avremmo dovuto mettere la strada a senso unico”.

Così siamo stati costretti ad aggirare San Donato da sud, sfruttando il sentiero che da via Pratuccio prosegue verso ovest. Da qui si risale in via Arginale poco dopo la Bretella, dove la ciclopista si infila dentro l’alveo del fiume sfruttando il sentiero ghiaioso a lato della strada, grazie alla costruzione di ponti in legno che permettono di superare gli scoli delle cateratte. Al confine con Montopoli, però, il sentiero si interrompe di colpo in lungarno Guicciardini, dove le bici devono fare i conti con una strada a doppio senso e le macchine parcheggiate sul lato delle case. Troppo costosa l’idea suggerita da Montopoli di costruire una passerella agganciata al muro sulla destra: “Sarebbe costata come l’intero finanziamento regionale”, dice Fattori, spiegando che toccherà poi al Comune di Montopoli realizzare un piccolo parcheggio nel terreno vicino al vecchio passaggio a livello, in modo da liberare quel tratto almeno dalle auto in sosta. Dalla stazione in poi, la ciclopista sfrutta il percorso già esistente in lungarno Pacinotti, per poi superare il pericoloso incrocio del ponte di Castelfranco passando sotto il ponte stesso e risalendo in via Vaghera, da dove il tracciato prosegue per alcuni chilometri in forma promiscua in via dei Girasoli, costeggiando la ferrovia fino al cavalcaferrovia di Casteldelbosco. Da qui, un breve sentiero asfaltato si collega al tracciato realizzato dal Comune di Pontedera. “È stata la Regione a chiederci di asfaltare questo tratto – spiega Fattori – in modo analogo a quanto fatto da Pontedera”.

I lavori

I lavori appaltati dal Comune di San Miniato sono serviti per asfaltare alcuni tratti, posizionare staccionate e ponti in legno, soprattutto lungo via Arginale, installare la segnaletica e costruire due postazioni di sosta, con tanto di panchine al coperto e acqua potabile, una di fronte all’asilo di Roffia e l’altra al Tiro a volo San Carlo, deviando di pochi metri da via dei Girasoli. Per tutto questo la Regione aveva concesso a San Miniato 1 milione e 700mila euro, anche se grazie ai ribassi d’asta le risorse investite sono state 1,3 milioni di euro, mentre i restanti 400mila sono stati impegnati per costruire il percorso ciclopedonale tra San Miniato Basso e l’ascensore del Cencione. “Anche se i lavori sono tutti conclusi adesso dobbiamo programmare la manutenzione – riprende l’assessore -. È anche per questo, secondo me, che il percorso al momento non si presenta al meglio, perché dopo i lavori non è mai stato effettuato il taglio della vegetazione. Ad oggi è come se fosse ancora un cantiere”.

L’inaugurazione

Già in questa settimana la giunta di San Miniato sarà chiamata ad approvare il certificato di regolare esecuzione, in modo da rendicontare alla Regione tutti i lavori eseguiti. “A quel punto andremo al collaudo e dunque all’inaugurazione, che contiamo di organizzare entro la fine dell’anno – aggiunge Fattori -. Alla fine dispiace perché nel nostro tratto l’Arno si vede poco, però sarà comunque un tracciato riconosciuto dalle mappe, che credo acquisirà maggiore importanza con la seconda tranche del finanziamento regionale che sarà finalizzata a collegare la ciclopista con i Comuni della sponda destra: Fucecchio, Santa Croce e Castelfranco”.

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