La conceria fa causa al suo ex legale: avvocato condannato ad un maxi risarcimento

Per i giudici non aveva riassunto nei termini un procedimento contro l'agenzia delle entrate che aveva sanzionato l'azienda

Una nota conceria del comprensorio del Cuoio ha trascinato in corte d’Appello il suo ex avvocato riuscendo a dimostrare la sua negligenza e farlo condannare a un risarcimento danni di 110mila euro. L’incredibile, e molto rara, vicenda si è conclusa nei giorni scorsi con la sentenza di secondo grado a firma del giudici Covini, Conte e Cecchi, che hanno ribaltato il verdetto di primo grado e dato ragione alla conceria condannando l’ex legale al maxi risarcimento e circa 17mila euro di spese di lite e di giudizio.

Per i giudici fiorentini l’avvocato non avrebbe riassunto una causa per conto della conceria davanti alla commissione tributaria regionale della Toscana (il secondo grado di giudizio della giustizia tributaria) dopo che la Cassazione aveva accolto in parte il suo ricorso e rinviato gli atti per un nuovo processo di secondo grado. L’avvocato, secondo quanto emerso in sentenza d’Appello, avrebbe lasciato trascorrere i termini per la riassunzione del processo in commissione regionale e senza avvisare la conceria sua cliente all’epoca portando quindi alla condanna della stessa a circa 110mila euro per questioni fiscali. Incredibile ma vero stando alla sentenza di secondo grado. A seguito di accertamenti fiscali infatti l’agenzia delle entrate aveva sanzionato la conceria per omessi versamenti di quote di iva per alcune operazioni e in primo e secondo grado di giudizio era risultata vincitrice del contenzioso ma la Cassazione nel 2017 ravvede qualcosa che non quadra in quelle sentenze e in parziale accoglimento del ricorso dell’avvocato della conceria rinvia gli atti nuovamente alla commissione regionale per un secondo giudizio. A quel punto qualcosa va storto evidentemente perché l’avvocato non riassume il ricorso davanti alla commissione e quindi la sanzione da 110mila euro diventa esecutiva e definitiva. I termini scadono e non avvisa, a detta dei giudici fiorentini, la conceria che si vede recapitare la sanzione ormai passata in giudicato dall’agenzia delle entrare. L’avvocato non solo respinge tutti gli addebiti ma chiama in causa un ragioniere che lo avrebbe affiancato durante il procedimento contro l’agenzia delle entrate come unico responsabile o in subordine come “complice” delle accuse che gli muove la conceria. Ma i giudici di secondo grado la pensano diversamente e ribaltando il giudizio di primo grado dei colleghi di Pisa che avevano respinto le richieste risarcitorie per colpa professionale del legale da parte della conceria, hanno ritenuto unico responsabile l’avvocato. Si legge infatti in sentenza: “Nell’odierna fattispecie la conseguenza prima dell’inadempimento è stata la perdita della possibilità di procedere a giudizio di rinvio avanti alla commissione tributaria regionale della Toscana per far valere le proprie ragioni di merito in fatto e diritto sui residui due rilievi dell’agenzia delle entrate su cui non vi era ancora pronuncia in giudicato. Dichiara la responsabilità professionale dell’avvocato e lo condanna al risarcimento della somma di 110.508 euro oltre interessi”. Queste le decisioni della corte d’Appello di Firenze.

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