Tracciabilità e deforestazione, “l’Eudr rischia di desertificarne il tessuto economico sociale”

L'allarme di Unic Concerie Italiane, Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil

“Chiediamo alle istituzioni nazionali e comunitarie un intervento urgente per scongiurare l’impatto inutilmente devastante dell’Eudr sulla filiera italiana della pelle, per evitare pesanti ripercussioni sui livelli occupazionali del settore e per supportare la ripresa di un sistema economico virtuoso e all’avanguardia nel panorama internazionale, che utilizza pelli animali scarto di lavorazioni zootecniche, attuando i principi dell’economia circolare, e realizza anche cicli di trattamenti reflui e di recupero per un uso efficace ed efficiente delle risorse esistenti”.

La richiesta di Unic Concerie Italiane, Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil arriva alla vigilia dell’entrata in vigore del regolamento europeo contro la deforestazione e il degrado forestale, che riguarda anche diverse materie prima (tra cui i bovini) e i derivati.

Le sigle sindacali e gli imprenditori sono preoccupati per il “presente e futuro della filiera nazionale della pelle. Composto da circa 1.100 imprese, perlopiù di piccole e medie dimensioni, e da oltre 18mila addetti, il settore conciario italiano è da sempre fornitore strategico dell’industria globale della moda, del design e dell’auto, sia in Italia che a livello globale. Forte di una storica, riconosciuta e d’avanguardia matrice sostenibile, il settore conciario italiano sta vivendo una fase congiunturale estremamente complicata e molto negativa e si trova ad affrontare uno scenario estremamente preoccupante, dove spiccano le possibili conseguenze per la filiera della pelle dell’entrata in vigore
a fine anno del Regolamento”.

Che “si pone obiettivi che i conciatori italiani condividono pienamente, al punto che da anni l’industria conciaria nazionale è strategicamente impegnata per migliorare la tracciabilità di filiera e contrastare qualsiasi possibile fenomeno di deforestazione. L’attuale formulazione di Eudr, però, prevede che gli operatori che commercializzano pelli bovine nell’Unione Europea debbano verificarne la provenienza da aree non deforestate, richiedendo l’applicazione di strumenti di tracciabilità a oggi assolutamente non adeguati, se non indisponibili e inadatti a soddisfare, in tempi strettissimi, requisiti inutilmente severi e stringenti.

In questa forma e con queste tempistiche, il Regolamento potrebbe, quindi, avere la disastrosa conseguenza di desertificarne il tessuto economico sociale, rendendo sostanzialmente impraticabile la sua attività circolare di recupero e trasformazione dei pellami grezzi e vanificando i suoi stessi scopi, poiché non contribuirebbe minimamente alla reale lotta per la deforestazione, al tempo stesso favorendo il dumping concorrenziale dei Paesi extraeuropei”.

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