Sicurezza sul lavoro, allarme Cgil: controlli ogni 20 anni

di Giacomo Pelfer e Mirco Baldacci
Pur con tutta la buona volontà, l’impegno e l’assoluta dedizione al proprio dovere, il dato numerico sulla probabilità di ricevere un controllo dall’Ispettorato del lavoro disegna un quadro impietoso. Per le forze umane messe in campo, infatti, ogni azienda potrebbe ricevere un controllo una volta ogni 20 anni circa, nella consapevolezza che, nello stesso lasso tempo, ovviamente, qualcuno potrà riceverne un paio o forse più, mentre molti altri non vedranno mai la faccia di un ispettore.

Lo dicono i numeri nudi e crudi sul personale impiegato nel nostro territorio dall’Ispettorato nazionale del lavoro. Numeri sui quali la Cgil lancia l’allarme, alla luce degli ultimi e drammatici incidenti sul lavoro che sono costati la vita a due persone (Morti di lavoro, Cgil annuncia mobilitazione). Partendo dalla provincia di Firenze, infatti, scopriamo che gli ispettori impiegati su tutto il territorio, dalle alture del Mugello fino ad arrivare a Fucecchio, non vanno oltre le 7 o 8 unità al massimo. “Allo stato attuale delle cose – dice Sergio Luschi, coordinatore Cgil dell’Empolese valdelsa – ciascuna azienda del nostro territorio di riferimento avrebbe i controlli una volta ogni vent’anni. Bisogna invertire la rotta. E per farlo occorrono maggiori risorse umane”.
Situazione analoga anche sulla ‘sponda’ pisana del Valdarno, dove l’Ispettorato del Lavoro di Pisa è stata recentemente accorpato a quello di Livorno, anche se la dotazione di personale non è certo aumentata. Gli spettori pisani si fermano a 6 o 7 persone, così come quelli di Livorno, anche se certi ruoli sono rimasti comunque doppi. “Ogni giorno – spiega Loris Mainardi – segretario della Filctem Cgil di Pisa – c’è sempre almeno un ispettore impegnato in commissione, mentre un altro sta in ufficio a disposizione degli utenti. Alla fine, quindi, escludendo anche un’eventuale turnazione, gli ispettori realmente in grado di muoversi sul territorio provinciale sono 4 o 5 al massimo”. Decisamente pochi per un territorio ad alta densità produttiva, specie in Valdera ma soprattutto nel Valdarno, dove in pochi chilometri quadri si concentrano centinaia di imprese. “Se questi sono i numeri – riprende Mainardi – è chiaro che per la vastità del territorio e del lavoro possono passare molti anni prima che un’azienda veda qualcuno a controllare. D’altra parte, quando si parla di tagliare le spese da qualche parte gli effetti si vedono. Perché la sicurezza sul lavoro si fa in tanti modi: si fa con la formazione, con l’addestramento, ma si fa anche con un organo di controllo che sia messo nelle condizioni di sanzionare chi non rispetta le regole. La sensazione, invece, è che oggi si facciano meno verifiche che in passato”.
In un distretto come quello del Cuoio, secondo Mainardi, “dove solo la filiera pelle conta più di 400 aziende, servirebbe almeno una persona esclusivamente dedicata a questa zona. E le aziende serie dovrebbero essere le prime a pretenderlo, proprio per evitare la concorrenza sleale di chi sceglie di fare come gli pare. Perché in teoria è vero che un operaio può rifiutarsi di lavorare ad un macchinario ritenuto non idoneo, ma chi fine fa quell’operaio il giorno dopo, specie se è stato assunto col Job’s Act? Anche per questo, quindi, gli organi di controllo devono essere messi nelle condizioni di lavorare”.

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