Guazzini boccia il piano strutturale intercomunale: “E’ mancata la partecipazione” foto

Dal consumo di suolo alle riqualificazione le proposte di CambiaMenti

“Il nostro atteggiamento sui temi del Piano Strutturale Intercomunale di San Miniato e Fucecchio è sempre stato l’esatto contrario di un’opposizione pregiudiziale”. Così Manola Guazzini, consigliera e anima della lista civica Cambiamenti, inaugura una fitta serie di osservazioni puntuali al piano che in questi mesi vede impegnati tecnici dei comuni di San Miniato e Fucecchio sul fronte della programmazione in merito al futuro urbanistico del territorio.

“Quando nel dicembre 2019 fu messo in approvazione l’affidamento dell’incarico ai progettisti e i criteri generali per la redazione del piano, noi proponemmo (e la cosa fu approvata all’unanimità), che si formalizzasse l’impegno a estendere a tutti i comuni del Valdarno Inferiore una programmazione urbanistica comune – ricorda – ed esprimemmo un voto complessivo di astensione che derivava da un giudizio positivo sui principi espressi nel capitolo Obiettivi e finalità del Piano strutturale intercomunale, in particolare su temi come ‘la riduzione dei fattori di rischio del territorio connessi alla sua utilizzazione, in particolare del rischio idraulico e della presenza di stabilimento a rischio di incidente rilevante soggetta alla normativa Seveso, con adeguamento al Piano Gestione Rischio Alluvioni (PRGA) e alla legge regionale 4/2018, in funzione di maggiore sicurezza e qualità di vita delle persone’, ‘l’attivazione di tutte le possibili sinergie per il recupero e la valorizzazione dei sistemi insediativi esistenti’, ‘il recupero e la valorizzazione del patrimonio edilizio storico’ e ‘la razionalizzazione e riqualificazione del sistema artigianale e industriale esistente’. Ma al tempo stesso evidenziavamo come proprio su questi punti, che avrebbero richiesto una svolta di 180 gradi nelle politiche urbanistiche del Comune di San Miniato, gli elementi di contraddizione tra i principi affermati e non solo la politica attuata fino ad oggi, ma anche le intenzioni ribadite, spesso in risposta a nostri interventi, nel corso del mandato amministrativo allora appena iniziato, non ci consentissero quel livello di fiducia che avrebbe potuto giustificare il voto favorevole di una forza di opposizione su un atto così impegnativo”.

Proposte che, per la lista civica di opposizione, sono cadute nel nulla. “Per quanto riguarda la gestione della politica urbanistica ordinaria dal dicembre 2019 fino ad oggi il Comune di San Miniato è andato oltre tutte le previsioni più pessimistiche: ha continuato a portare in approvazione varianti al Regolamento urbanistico vigente anche in assenza di condizioni di effettiva urgenza. Su questioni cruciali, come la sistemazione dell’area dell’Interporto di San Donato, o l’esigenza di una previsione lungimirante sul recupero delle aree dismesse di concerie a Ponte a Egola, che favorisse al massimo i processi di rigenerazione urbana di quelle stesse aree e limitasse al massimo gli ulteriori consumi di territorio ancora non edificato per consentire l’edificazione di volumi sostitutivi, o come l’esigenza di recuperare una forma urbana a frazioni grandi e piccole (da San Miniato Basso a La Serra) cresciute finora a macchia d’olio noi siamo intervenuti con interpellanze, mozioni, prese di posizione pubbliche. Ma invariabilmente l’atteggiamento dell’amministrazione comunale è sempre stato quello di prorogare tutte le concessioni edilizie in scadenza, di eliminare ogni possibile ostacolo a nuove edificazioni, di puntare ad utilizzare il collaudo della cassa di espansione di Roffia come un ‘bomba libera tutti’, che cancella i vincoli di rischio idraulico che si oppongono a massicce ipotesi di edificazione. E sempre le proposte di variante sono state portate in Consiglio senza consentire un tempo adeguato di studio e di riflessione, senza alcun confronto con le Consulte territoriali, puntando con ogni evidenza a ridurre questi adempimenti a una dimensione esclusivamente tecnica espungendone del tutto la dimensione del dibattito politico. In occasione dell’approvazione della prima variante riguardante l’Interporto di San Donato abbiamo scelto di segnalare la nostra contrarierà con un atto più forte del semplice voto negativo, e che chiamasse in causa non solo il merito ma anche il modo in cui la delibera è stata posta in votazione, e, dopo aver argomentato le ragioni della nostra opposizione, ci siamo allontanati senza partecipare al voto”.

“Solo dalla stampa – continua – il Consiglio Comunale è venuto a sapere che sarebbe stato lanciato un processo partecipativo in vista dell’approvazione del piano strutturale intercomunale di Fucecchio e San Miniato, a partire da un evento on-line organizzato il 28 febbraio 2022 e da quattro successivi eventi anch’essi on-line, rivolti ai ‘portatori di interesse’ e alla ‘cittadinanza organizzata’, con la possibilità per i cittadini di porre domande via zoom. Fin da subito tutte tutte le forze di opposizione presenti in Consiglio Comunale hanno a più riprese sollevato in Consiglio e nelle Commissioni la questione di un percorso partecipativo per arrivare all’adozione del Piano Strutturale Intercomunale di Fucecchio e San Miniato che non si limitasse a incontri in modalità prevalentemente digitale con tecnici e portatori di interessi ma prevedesse un momento di presentazione e discussione preliminare degli elaborati del piano in sede di Commissione urbanistica e di assemblea consiliare e un calendario di presentazione e discussione nelle sedi delle Consulte territoriali, con la partecipazione dei tecnici progettisti e della struttura tecnica del Comune. A questa richiesta l’amministrazione comunale ha ripetutamente risposto che il livello dell’elaborazione progettuale era troppo generico per consentire una discussione politica di indirizzo. Finché a ottobre 2022 è stato presentato un report conclusivo della consultazione svolta, di cui non facevano ovviamente parte le proposte del Consiglio e delle forze politiche in esso rappresentate, che non erano state coinvolte. Per quanto ci riguarda, a ottobre 2022 abbiamo presentato ai progettisti e alla giunta e alle altre forze presenti in Consiglio, un documento di proposte integrative al report, che rappresentano ancora, per quanto ci riguarda, il punto di vista da cui intendiamo affrontare la discussione sul Piano Strutturale”.

Dimensione intercomunale

“E’ necessario che in sede di relazione al nuovo piano strutturale – sostiene Guazzini – si chiarisca in quali modi si intendano attuare le delibere consiliari con cui i Comuni di San Miniato e Fucecchio, contestualmente all’approvazione della convenzione tra i due Comuni per il nuovo Piano Strutturale, si impegnavano a promuovere, anche attraverso la definizione di uno strumento giuridico formale, l’integrazione della progettazione territoriale dei Comuni di Fucecchio e San Miniato con quella dei Comuni di Santa Croce sull’Arno e Castelfranco di Sotto che hanno già approvato una loro convenzione per l’esercizio integrato delle funzioni di pianificazione territoriale e con quella dei Comuni di Montopoli Valdarno e Santa Maria a Monte”.

Prevenzione del consumo di suolo e recuperi

“Il nuovo Piano Strutturale – chiosa Guazzini – dovrà riconoscere come elemento fondamentale l’affermazione effettiva, e non solo verbale, del principio del risparmio del suolo (priorità resa drammaticamente urgente dalla crisi climatica); a questo scopo è fondamentale evitare, anche rivedendo previsioni presenti nel Piano Strutturale e nel Regolamento Urbanistico attualmente in vigore, un’ulteriore espansione a macchia d’olio dei centri urbani del nostro territorio che devono, al contrario, puntare sul recupero di una forma urbana, di spazi di socialità, di collegamenti tra le diverse frazioni e col territorio rurale circostante, risolvendo i problemi determinati dal corridoio infrastrutturale creato dalla ferrovia e dalla superstrada FI-PI-LI”.

Le espansioni edilizie in golena

“Va adottato un atteggiamento di estrema prudenza rispetto a tendenze a rivedere al ribasso le normative sui parametri del rischio idraulico, in considerazione del fatto che i mutamenti climatici in atto tenderanno sempre più spesso a rendere ordinarie situazioni metereologiche che siamo abituati a considerare come estreme; occorre un atteggiamento estremamente selettivo e prudente nel concedere deroghe temporali oltre il 31 dicembre 2022 all’attuazione di piani di lottizzazione in scadenza, secondo quanto consentito dalla LR. 65/2014, come modificata dalla LR. 15/2021 e dalla LR. 47/2021; è prioritario, in una fase di riprogettazione della pianificazione urbanistica, evitare di procedere a una somma di contrattazioni particolari e, in particolare, di consentire la realizzazione di una pesante espansione edilizia tra San Donato e l’area dell’Interporto e saturare ogni spazio vuoto residuo in aree come San Miniato Basso, la Catena, San Romano”.

Rigenerazione urbana delle concerie di Ponte a Egola

“La rigenerazione urbana di Ponte a Egola a partire dalle aree delle concerie dismesse non è questione che riguardi solo la frazione di Ponte a Egola – sostiene Guazzini –, ma è una priorità a partire dalla quale si dovranno traguardare l’insieme delle previsioni di sviluppo e di completamento che dovranno essere previste dal Piano Strutturale. Occorrerà una grande attenzione alle destinazioni d’uso, puntando non solo sull’uso residenziale ma anche su quello pubblico, alla tipologia della progettazione, alla salvaguardia di alcune caratteristiche degli edifici da rigenerare. Per limitare al massimo l’ulteriore consumo di territorio occorre prevedere una destinazione prioritaria alla sostituzione delle volumetrie che dovranno essere abbattute e non ricostruite delle aree di completamento ancora presenti nel regolamento urbanistico attualmente in vigore, in modo da evitare che la sostituzione di volumetrie vada a sommarsi ad altre operazioni di incremento delle nuove edificazioni. E’ fondamentale puntare al massimo, anche utilizzando tutti gli incentivi possibili, sul recupero del territorio già edificato, rigenerando importanti funzionalità in un’area che rischia altrimenti processi di degrado. A tale scopo sarebbe estremamente importante prevedere l’acquisizione di un’area di conceria dismessa nel centro di Ponte a Egola da parte dell’Amministrazione Comunale per avviare un progetto che preveda la realizzazione della sede di Vocintransito, di associazioni, servizi e e luoghi di riunione per la frazione, in modo da dare impulso, a partire da un’ iniziativa dell’ente pubblico, su un tema urbanistico di grande rilevanza, da rispondere in modo organico ad importanti esigenze della frazione di Ponte a Egola, e da puntare, sulla base di queste finalità e di una progettazione qualitativamente adeguata, a concorrere all’erogazione dei fondi del Pnrr”.

Ex Icla

“Nell’area attualmente occupata dall’azienda M3 ex-Icla, che l’attuale proprietà è intenzionata a cedere – sostiene ancora Guazzini -, è necessario prevedere una destinazione d’uso che permetta l’ampliamento degli spazi sportivi e del verde pubblico al servizio della frazione di Ponte a Egola, e la soluzione di problemi strutturali legati alle scuole della frazione. L’acquisizione dell’area da parte del Comune per obiettivi di utilità pubblica sarebbe l’unico modo sicuro per allontanare dall’abitato di Ponte a Egola un rischio ambientale con esso non compatibile. L’acquisizione per scopi di interesse pubblico dell’area della conceria dismessa e dell’ex-ICLA dovrebbe essere finanziata sia col ricorso a mutui, reso del tutto compatibile, se effettuato in modo oculato e mirato, dall’attuale situazione finanziaria del Comune, sia attraverso una gestione più attenta alla realizzazione di entrate di parti del patrimonio dell’Amministrazione Comunale oggi concesse in uso a titolo pressoché gratuito”.

Trasformazione urbana della Tosco Romagnola

“Una priorità del nuovo Piano Strutturale dovrà essere la messa in sicurezza della ToscoRomagnola come strada urbana e la ricucitura di un asse di circonvallazione a nord attraverso il collegamento e l’adeguamento di tratti di viabilità già esistenti – spiega Guazzini -. La ToscoRomagnola dovrà perciò essere liberata totalmente dal traffico pesante, pedonalizzata in alcuni tratti, resa percorribile attraverso il completamento di un asse parallelo di percorsi ciclabili e pedonali, messa in sicurezza attraverso la realizzazione di tre rotonde a Ponte a Egola, nell’area detta dalla nave, che segna l’intersezione tra Via Diaz e Via Gramsci, in prossimità del ponte sull’Egola; a Ponte a Egola/Molino d’Egola, all’intersezione tra la via ToscoRomagnola e Via San Giovanni Battista; nel punto di intersezione tra la ToscoRomagnola e la via Catena, che costituisce uno dei principali percorsi di accesso alla città di San Miniato e che, a prescindere dalla soluzione che dovrà essere individuata per la controversa questione della localizzazione dell’IIS “Marconi”, rimarrà sempre la via d’accesso degli studenti ai diversi indirizzi dell’IIS “Cattaneo”, per cui richiede spazi adeguati alle manovre dei bus scolastici. In parallelo è necessario confermare e attuare la previsione di una circonvallazione tra Ponte a Egola e la Valdegola, che, oltre a consentire la liberazione dal traffico pesante dei centri di Ponte a Egola e La Serra, renderebbero possibile pensare a una rete organica di percorsi pedonali e ciclabili tra Ponte a Egola, Molino, Cigoli, la Valdegola e migliorare la qualità della vita e della residenza nelle frazioni. In questo ambito è necessario prevedere anche il potenziamento dei percorsi della Francigena, integrando l’asse Fucecchio-San Miniato-Calenzano-Castelfiorentino con l’asse della Valdegola”.

Localizzazione del liceo Marconi

“L’adozione del Piano Strutturale – sostiene Guazzini – è l’occasione per risolvere una volta per tutte l’annosa questione della localizzazione del Liceo Marconi. Anche dopo la posizione in contrario imposta dalla maggioranza consiliare nel Consiglio Comunale aperto di novembre 2022 noi riteniamo che si dovrebbe riprendere l’impostazione del polo scolastico, che consentirebbe di utilizzare in modo integrato strutture di palestra, biblioteca, laboratorio, auditorium, di non considerare le aule patrimonio delle singole istituzioni scolastiche, ma di modularne l’utilizzazione a seconda di quelle che potranno essere le oscillazioni nella frequenza ai diversi indirizzi, di rendere possibili sinergie tra l’It Cattaneo e l’indirizzo scientifico- tecnologico già presente al Marconi nella prospettiva della prossima istituzione di un istituto di istruzione tecnica superiore a cui il Cattaneo parteciperà, e di dare un senso ad investimenti già fatti per l’auditorium e la biblioteca, valorizzando il ruolo di San Miniato come centro di formazione e di cultura dell’intero Comprensorio. Crediamo che anche i tecnici progettisti dovrebbero prendere seriamente in considerazione l’ipotesi e pronunciarsi sulla possibilità di valutare, attraverso l’affidamento di un attuale studio di fattibilità fondato sulle previsioni di utenza per i prossimi decenni, le possibilità legate al recupero dell’attuale sede storica e della sua area anche in funzione dell’indispensabile consolidamento del versante settentrionale della collina di San Miniato e alle soluzioni sui problemi della realizzazione in questo ambito anche di una palestra destinata a tutti gli indirizzi scolastici. Dovrebbero comunque essere prese in considerazione solo ipotesi che non comportassero ulteriori consumi di territorio, e permettessero un’agevole soluzione di parcheggio e di accessibilità attraverso le operazioni sulla viabilità indicate nel punto sei. Tra di esse dovrebbe essere attentamente valutato il mantenimento del Liceo dove attualmente si trova, in una collocazione certo non idonea, ma diventata ormai ordinaria. Questa ipotesi comporterebbe comunque da un lato l’acquisizione pubblica dell’edificio, attualmente in affitto, e l’adeguamento graduale degli spazi interni ed esterni, trattandosi comunque di un edificio non appositamente progettato per essere sede di una scuola. E a livello urbanistico si renderebbe necessaria una iniziativa di mitigazione dell’impatto sul traffico e sulla viabilità e di ricerca di compatibilità tra la sede scolastica e la frazione di La Scala, che andrebbero messe in rapporto con la priorità della trasformazione dell’asse della ToscoRomagnola in asse urbano. Non avrebbero senso diverse collocazioni altrettanto inidonee e che comportassero in più l’ulteriore consumo di territorio. Per precisa e pervicace scelta politica del Sindaco e della Giunta, il primo momento di confronto con i tecnici in una sede istituzionale del Consiglio Comunale è avvenuto mercoledì 28 marzo, a partire dal testo di una delibera già approvata dalla Giunta. Il nostro giudizio sul percorso fin qui seguito è dunque estremamente critico, ed è nostra opinione che, proprio in conseguenza di questo percorso, le ipotesi che ci sono state prospettate in quella sede sembrano più un tentativo di coordinare e dare un senso a richieste provenienti da interessi di vario tipo che un disegno di riorganizzazione del territorio, quale quello che si sarebbe potuto presupporre dalla lettura degli Indirizzi che furono approvati nel 2019. In realtà nell’ “Individuazione delle previsioni oggetto di copianificazione con la Regione Toscana” di cui si è discusso il 28 marzo sono confermate tutte le previsioni di espansione edilizia previste nel 2015, e vengono aggiunte alcune previsioni di estensione dell’area edificata o edificabile, mentre poco o niente c’è per quanto riguarda il recupero e la rigenerazione del patrimonio edilizio esistente. Abbiamo notato che in molte delle schede allegate all’ “Individuazione delle previsioni oggetto di copianificazione con la Regione Toscana” vengono proposti escamotages per aggirare i vincoli del rischio idraulico, si rinvia ad ulteriori accertamenti sulla sicurezza geologica di ipotesi che però intanto vengono formulate, si propongono risposte rassicuranti sull’inquinamento da polveri sottili che viene accertato sulla base di un’unica centralina situata nel Comune di Santa Croce sull’Arno”.

“Questi – conclude Guazzini – i punti di maggior criticità identificati dalla lista: le previsioni relative al Polo della Logistica di San Donato: la conferma della presenza del Centro Intermodale e dello scalo ferroviario merci a servizio del Comprensorio va conciliata con problemi di viabilità, di accesso all’area, di controllo dell’inquinamento atmosferico, con la predisposizione di normative che permettano di recuperare standard minimi di decoro urbano, col rispetto degli attuali confini dell’abitato di San Donato, che, anche per ragioni di sicurezza idrogeologica, non può subire ulteriori pesanti espansioni edilizie, con l’esigenza di creare interventi di ricucitura tra San Donato e Ponte a Egola. Si dovrebbe in particolare evitare ogni ulteriore edificazione nell’area, attualmente del tutto libera, a Ovest del Viale Leonardo da Vinci, che andrebbe al contrario valorizzata con adeguati interventi come polmone verde. Non abbiamo trovato nei documenti che ci sono stati presentati ipotesi di soluzione adeguate per consentire la trasformazione della Toscoromagnola in strada urbana attraverso il collegamento e l’adeguamento di tratti di viabilità già esistenti, che permetterebbero la ricucitura di un asse di circonvallazione a Nord. Al contrario la polarità SM3 prevede la realizzazione di interventi di viabilità a servizio di un’ulteriore area logistica e di servizi che si dovrebbe creare sulla destra dell’Egola, in prossimità dell’area sportiva di Casa Bonello. Una soluzione che prevede quindi la realizzazione ex novo di tratti di viabilità e un ulteriore consumo di territorio. Apprezziamo l’idea di favorire con premialità per i privati coinvolti la rigenerazione delle aree delle vecchie concerie di Ponte a Egola. Le premialità dovrebbero essere maggiori in caso di recupero dell’immobile dove esso è attualmente collocato. Nel caso che si dovesse procedere a un atterraggio delle volumetrie sostituite in altra parte del territorio comunale occorre prevedere una destinazione prioritaria alla sostituzione delle volumetrie che dovranno essere abbattute e non ricostruite delle aree di completamento ancora presenti nel Regolamento Urbanistico attualmente in vigore, in modo da evitare che la sostituzione di volumetrie vada a sommarsi ad altre operazioni di incremento delle nuove edificazioni. Per quanto riguarda la Polarità SM6 relativa alle attività sportive di Ponte a Egola, crediamo che essa andrebbe integrata in un disegno complessivo che tenesse conto anche del campo sportivo di Leporaia e dell’area attualmente occupata da M3 ex-ICLA. Per quanto riguarda la Polarità SM7, relativa a Borgo Canneto, pur essendo favorevoli a uno sviluppo turistico che valorizzi anche le risorse del territorio rurale del nostro Comune, riteniamo che dovrebbero essere limitate al massimo possibilità di edificazione al di fuori del recupero degli edifici esistenti, e che si dovrebbero evitare, dal punto di vista della viabilità d’accesso e delle normative, la creazione di condizioni di extraterritorialità come quelle che si sono venute a creare in Toscana in diversi borghi abbandonati e recuperati come resort turistici. Sul Piano Strutturale assumiamo l’impegno a costruire nomenti pubblici di discussione e di riflessione con i cittadini, partendo in primo luogo dall’informazione sui contenuti di un atto che condizionerà lo sviluppo del nostro Comune nei prossimi decenni. A questi incontri, che l’Amministrazione Comunale non ha sentito il dovere di promuovere, solleciteremo anche la partecipazione di tecnici e di persone culturalmente interessate alle prospettive di un territorio come quello sanminiatese. E’ evidente che il nostro atteggiamento sull’adozione del Piano Strutturale dipenderà dalla serietà con cui si risponderà alle questioni che abbiamo accennato e che solleveremo in tutte le sedi istituzionali. Chi ci chiedesse atti di condivisione a scatola chiusa se lo può scordare”.

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