Ex Cerri, Castelfranco e Santa Croce chiedono al Tar lo stop alla richiesta di bonifica della Regione

Secondo i Comuni l'intervento spetta al responsabile dell'inquinamento: "È mancata sul tema un'adeguata attività istruttoria"

Il caso della ex discarica Cerri, dei timori di inquinamento ambientale e della necessità di bonifica finiscono sul tavolo della giustizia amministrativa.

I Comuni di Castelfranco di Sotto e Santa Croce sull’Arno, infatti, con un ricorso motivato chiedono alla Regione Toscana di procedere alla rettifica o all’annullamento del provvedimento, ricevuto in data 18 gennaio 2023, di “ottemperanza prescrizione e attivazione procedimento di bonifica” della ex discarica Cerri, più precisamente del tratto tombato del collettore Usciana, adiacente alla discarica. Tale provvedimento regionale, rispetto al quale i Comuni hanno fatto ricorso, è “finalizzato all’identificazione, mediante idoneo piano di caratterizzazione, della sorgente di contaminazione e della sua attuale capacità di diffusione, ai sensi dell’articoklo 242 del decrego legislativo 152/2006”.

Il sito di smaltimento rifiuti, di proprietà dei Comuni di Castelfranco di Sotto e Santa Croce sull’Arno, è stato aperto nell’ottobre 1984 e chiuso a maggio 1988.

“Stiamo parlando di una questione che va avanti da oltre 35 anni, anni in cui i nostri Comuni hanno ottemperato alle attività di gestione, controllo e monitoraggio della discarica esaurita – hanno specificato i sindaci di Castelfranco, Gabriele Toti, e di Santa Croce sull’Arno, Giulia Deidda – La manutenzione ordinaria del sito era stata affidata al Consorzio Aquarno tramite un accordo formalizzato nel 2014”.

“Fatta questa premessa – continuano i sindaci – la richiesta della Regione di attivare un piano di bonifica non spetta ai nostri Comuni. È il responsabile dell’inquinamento che deve provvedere all’intervento di bonifica qualora sussistano elementi di contaminazione ambientale. I Comuni proprietari della discarica Cerri non sono certo gli autori dell’inquinamento”.

Secondo quanto argomentato del ricorso al Tar presentato dai due Comuni “è il responsabile dell’inquinamento il soggetto sul quale gravano, ai sensi dell’art. 242 del decreto legislativo 152/2006, gli obblighi di messa in sicurezza, bonifica e ripristino ambientale a seguito della constatazione di uno stato di contaminazione”.

Manca poi, da parte della Regione, un’adeguata attività istruttoria in merito all’individuazione del responsabile dell’inquinamento. Chiediamo quindi all’ente regionale che si adoperi per individuare le responsabilità. Noi abbiamo sempre rispettato il nostro ruolo istituzionale, intervenendo negli anni dove possibile, coinvolgendo i diversi soggetti interessati a livello consortile, facendo rete. Tutto questo nella convinzione che non fosse giusto che pagassero solo i comuni. È inoltre a fronte di difficoltà economiche nel sostenere un eventuale progetto di bonifica, che chiediamo alla Regione di prendersi carico della questione. Quello che auspichiamo è di poter giungere ad un accordo e crediamo che questa sia la soluzione per il bene comune. Da quanto abbiamo potuto evincere, anche da parte della Regione ci sono i presupposti per andare in questa direzione”.

Sull’area sono stati individuati degli elementi di potenziale pericolosità considerato appunto il trascorso della discarica: la presenza di contaminazioni del terreno e delle falde acquifere deriva dalle sostanze utilizzate e presenti nei fanghi derivanti dalle numerose concerie presenti nel territorio e depositate nel tratto tombato anche prima dell’entrata in funzione della discarica “Cerri”.

È infatti ragionevole ipotizzare che nel tratto di Canale Collettore interessato il recapito di fanghi sia avvenuto tra la fine degli anni Settanta (periodo in cui il tratto terminale del canale è stato riempito) e gli inizi degli anni Ottanta (cioè poco prima dell’entrata in funzione della discarica). Detti fanghi sarebbero poi stati ricollocati nella discarica solo in parte.

Nel “piano delle indagini” datato luglio 2021 è inoltre indicato che: “l’antifosso di Usciana risulta realizzato intorno alla metà del 1700 con la funzione di drenaggio delle acque basse (il canale Usciana è progettato per il drenaggio delle acque alte), il canale Collettore risulta realizzato negli anni ’30; negli anni Settanta il tratto terminale è stato riempito, presumibilmente fino a quello che attualmente è il margine ovest dell’impianto di depurazione di Santa Croce sull’Arno”.

 

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